19- mercoledì 3 febbraio 2010
Visita alla mostra FIORI  a Forlì

A Forlì in treno per visitare la Mostra "Fiori" al Complesso San Domenico di Forlì.
http://www.mostrafiori.com/italiano.html
Scarsa partecipazione: Sandro, Cat, Laura, Pattarin.
Pranzo alla Trattoria " Taverna degli Artisti"
Corso Garibaldi 104/106 a Forli') 
tel/fax 0543-421525

Il diario di Laura

Mercoledì 10 febbraio 2010-02-10

Destinazione                  Mostra “ Fiori “ di Forlì

Partecipanti                   Cate, Sandro, Patti, Laura. Sì, tutti qui, perché il bollettino dei caduti si sta

                                         allungando a dismisura: Carla è caduta in senso proprio, gli altri in senso figurato

Mi alzo, guardo fuori e vedo che sta nevicando, e in terra c’è già un sottile velo bianco. Alle nove e un quarto nell’atrio della stazione. Vedo che siamo due donne e due uomini, che cosa si potrebbe fare? ….. no, non mi viene in mente niente, e quindi dico agli altri di affrettarsi al binario 7. Pochi km dopo Bologna la neve non c’è quasi più, ma quando arriviamo a Forlì sta venendo giù una sgradevolissima pioggia gelata che studia da neve, o viceversa, e continuerà così per tutto il giorno. Meglio prendere l’autobus. Saliamo, informiamo il guidatore che siamo senza biglietto e lui dice che ce lo farà, ma poi è così indaffarato che se ne dimentica, e noi scendiamo senza aver pagato. Pazienza.
        La mostra si trova nella pinacoteca civica. Alla cassa io e Patti prendiamo due biglietti con sconto per ultrasessantacinquenni e poi vediamo che Cate e Sandro , con la carta Coop, pagano lo stesso prezzo.
Tanta fatica e tanta attesa per raggiungere i  65  anni e pagare di meno, e invece bastava  iscriversi alla Coop.
    La mostra ruota attorno a una piccola natura morta che raffigura due iris e alcuni gigli selvatici, sistemati in una fiasca rotta e spagliata. Il quadro, una delle nature morte più belle del Seicento italiano, paragonabile alla celeberrima cesta di frutta del Caravaggio, attende ancora un’attribuzione certa, ma è bellissima lo stesso. E adesso trascrivo per sommi capi l’articolo sulla mostra scritto da Barbara Briganti, così vi fate una cultura, che non vi vedo mai con un libro in mano... Se in Europa già alla fine del 500 paesaggi e nature morte avevano conquistato uno status e un buon mercato, in Italia predominavano i pittori di figura, che valevano di più perché sapevano educare e raccontare storie edificanti. Ma Caravaggio e i  “ pittori del vero “ pensavano che non ci fosse differenza di mestiere e di fatica fra il dipingere figure oppure fiori e frutta, riuscendo a rappresentarne le qualità tattili e luministiche, il vellutato dei petali e la putrescenza delle foglie. E dopo Caravaggio il dettaglio con oggetti inanimati, reso intrigante dalla luce e dalla materia, divenne parte integrante dei quadri con figure. Intanto il secolo della speculazione metafisica trovava nel fiore il simbolo ideale della vanitas, il concetto della superfluità e della caducità dei beni terreni che ossessionava Riforma e Controriforma. Nei quadri i fiori sbocciarono e appassirono quindi in mano a Maddalene penitenti, tra teschi e candele gocciolanti, si sfaldarono tra gli oggetti, le carte da gioco, gli strumenti musicali e le scintillanti oreficerie, collegate al lusso e al vano godimento della vita. Fiori, per la precisione tulipani, diventarono il simbolo dei pericoli derivanti dall’avidità e alla speculazione selvaggia.      ( Verso la metà dei Seicento l’Olanda fu quasi messa in ginocchio da giochi di borsa alimentati dai bulbi di tulipano ). La corsa contro il tempo necessario a ritrarre un fiore così rapidamente deperibile diventò una sorta di stimolo che fece sì che veniva ignorata, nella ricerca di una perfezione pittorica, la verosimiglianza legata alle stagioni. Nei mazzi e nelle ghirlande, divenute spropositate e fastose macchine barocche, si sfaldano contemporaneamente rose e crisantemi, anemoni e gigli, nel totale sprezzo della verità botanica.
 Il Seicento fu anche il secolo della nascita della ricerca scientifica e dell’ambizione di catalogare la natura. E parallelamente agli artisti, i pittori botanici ritrassero piante, foglie, fiori e semi con scopi utilitari ma con risultati spesso straordinariamente creativi. A questo periodo fecondo segue un secolo di maniera. Nel Settecento i  fiori dipinti – ma anche le conchiglie, insetti, radici e rocce –diventano mera decorazione.   Invece per i pittori del pragmatico e borghese Ottocento  il ritratto, la scena di genere e anche la pittura di fiori rappresentano ancora un omaggio e uno sguardo rivolto al secolo del barocco , con risultati festosi e straripanti nelle complesse composizioni storicizzanti dei cultori delle epoche classiche o romanticamente medievali . I fiori furono comunque ancora simboli che difficilmente si potevano eliminare. Furono i moderni – dagli impressionisti in poi -  a riportare il genere alle sue nobili origini veriste. I pittori della luce, della sensazione immediata troveranno nella pittura di fiori un soggetto mai banale. Sole sui petali, carezza dell’ombra, trasparenze e opacità e soprattutto gradazioni di colore. Non più simbolo, ma soggetto a pieno titolo, superfici morbide e madide da studiare, dividere e ricomporre. E adesso che sono rimasta sola – perché sicuramente nessuno avrà avuto la costanza di arrivare a leggere fino a questo punto – potrei anche chiudere qui il diario. Invece dirò ancora che la mostra è stata molto bella e che quando siamo usciti siamo andati  alla Taverna degli artisti , dove abbiamo mangiato del pesce ottimo a un prezzo ragionevole. Poi abbiamo raggiunto a piedi la stazione, sfidando la pioggia gelida – o era neve ? Sul piano artistico e gastronomico è  stata una gran bella giornata.

 

tempo ottimo!!

[photogallery/photo23362/real.htm]