Il diario di Laura
Mercoledì 3 febbraio ‘10
Destinazione Ristorante Da Gio di Mongardino
Partecipanti Dani, Gio, Iso, Laura, Titti, Sandro, Patti
Commensali Cate, Alberto
Durata cinque ore meno un quarto
Alle nove da Cate, che non
farà la passeggiata perché ha male alle ossa, ma almeno verrà con noi a fare
colazione. Andiamo al bar della rotonda lì vicino, poi la salutiamo , pregandola
calorosamente di raggiungerci al ristorante all’ora di pranzo. Lei non si
sbilancia, si vede che le piacerebbe, ma non è sicura di riuscire a spazzar via
tutti i muschi e i licheni che si sono depositati su Alberto a causa della sua
prolungata immobilità.
Prendiamo la Porrettana poi al Samantha giriamo a destra , parcheggiamo e ci
avviamo verso Mongardino – oggi la passeggiata sarà tutta su strada asfaltata,
perché i sentieri sono impraticabili. Sono le dieci e dieci. Il paesaggio è così
bello che mi lascia senza parole. Chiedo a Patti di aiutarmi a descriverlo, ma
lui – citando Hopper – dice che se sapesse descriverlo non lo dipingerebbe. E
quindi mi tocca di farlo da sola. Gemmea l’aria e il sole così chiaro che tu
ricerchi gli albicocchi in fiore… Ma cosa li cerchi a fare, non vedi che è tutto
coperto di neve? mi direte voi. Sì, è vero, qualcuno ha steso una coperta bianca
sul paesaggio che abbiamo visto tante volte, creando un bell’effetto straniante.
Tutto appare diverso, i contorni delle case sembrano più nitidi e i rilievi più
morbidi. Se non fosse per l’azzurro delicato del cielo, solcato dalle trame nere
delle piante stecchite, quello che ci circonda sembrerebbe nelle zone in ombra
un disegno a matita. La strada comincia a salire e a un certo punto il cielo
sparisce dietro una collinetta e il paesaggio in bianco e nero mi fa venire in
mente il quadro con una scena invernale di un pittore fiammingo. Ma come diavolo
si chiama? Chi è il pittore che ha dipinto Le Quattro Stagioni esposte al museo
di Vienna? chiedo a Patti. Vivaldi, dice lui. Che pazienza. Ma poi mi è venuto
in mente che era Brueghel.
Arriviamo in cima alla collina e ci fermiamo a guardare Bologna, che si
intravvede in lontananza coperta da una striscia di smog e siamo contenti di
regalare una giornata di festa ai nostri polmoni. Passiamo davanti a un cartello
che indica la direzione di Montechiaro e Sandro mi chiede: Come lo leggerei io?
e prima di rendermene conto gliel’ho letto: montechiavo e lui è tutto contento.
Verso le dodici e mezzo siamo davanti al ristorante di Mongardino. Cate ha
telefonato per dire che lei e Alberto stanno arrivando, quindi ci sediamo al
sole aspettandoli, mentre Patti sparisce e ricomparirà poi dopo un pò con un
acquerellino molto grazioso.Verso l’una entriamo nel
ristorante , ci sediamo e inganniamo l’attesa ingozzandoci di pane – buonissimo.
Poi finalmente i nostri amici arrivano. Ordiniamo e poi spazziamo via tutto
quello che ci portano ( un bis di minestre, crescentine e verdure fritte, un
dolce a testa; e c’è anche chi ne ha mangiati due, e non vuole che dica il suo
nome e quindi dirò solo il cognome, Pattarin ). E doveva essere tutto buono, se
Alberto non ha neanche detto che lui mangia meglio a casa sua. Appena Patti ha
finito di mangiare, mentre noi facciamo progetti per andare praticamente
dovunque, si mette a dipingere un altro acquerello, che poi regalerà alla
padrona. Paghiamo un conto onesto – 15 euro a persona – poi ripartiamo e anche
Cate e Alberto vengono con noi per un tratto. Torniamo per la stessa strada
dell’andata, contrariamente ai nostri principi, perché se no dovremmo scendere
sulla Porrettana e poi aspettare la corriera. D’altra parte la strada che
abbiamo scelto è lunga ma tutta in discesa, dicono… Ma per circa mezz’ora vado
avanti ansimando, trascinandomi dietro un pasto luculliano: la discesa è molto
strana, assomiglia a una salita… A un certo punto il cielo si riempie di strisce
gialle, rosa e azzurre, molto bello. Patti per tutto il percorso resta sempre
indietro per fare foto, e io lo aspetto. Ma quando siamo ormai vicino alle
macchine, mi sorpassa e mi distanzia con passo veloce, andando poi a lamentarsi
con gli altri perche l’ho fatto rallentare. Bastardo. A casa alle sei. E’ stata
una bellissima giornata.
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