IL DIARIO DI LAURA
Mercoledì 29 gennaio 2014
Destinazione S. Luca
– E’ cucina – mostra di Emma BonazziPartecipanti Anna Ch, Anna Po, Camilla, Carla, Iso, Laura, Lucia, Miriam, Patti, Sandro, Titti
Durata solo due ore e mezzo circa, ma con tutti quei gradini …..
Tutti hanno diritto di sbagliare, e Sandro ancora di più perché è il capo. E quindi, nonostante avessimo programmato di restare a Bologna perché doveva fare brutto tempo, oggi c’è un gran bel sole, e il cielo è terso e luminoso. Alle 8.45 alla Certosa per incontrare Isora e Anna Ch, poi al bar Billi alle nove dove troviamo tutti gli altri. Man mano che saliamo Bologna ci appare in tutta la sua bellezza, stesa al sole a crogiolarsi. Da quando è nevicato, è restata a terra una leggera spolverata ghiacciata e io e qualcun altro, che usciamo dal portico per camminare sulla strada ed evitare i gradini, dobbiamo stare attenti a non scivolare. Arrivati in cima il paesaggio è bellissimo: si vedono sullo sfondo tutta una serie di montagne innevate, il Cimone, Il Libro aperto, il Corno alle Scale
– in quest’ordine a partire dal centro oppure nell’ordine contrario perché Sandro è sparito e noi non riusciamo a metterci d’accordo. Io e un piccolo gruppetto di spiritualisti entriamo in chiesa e ci mettiamo nel centro sotto la cupola a ricaricarci perché è una verità universalmente nota – tranne che a una buona parte dei nostri amici, che sono miscredenti e positivisti - che quello è un grande centro energetico. Stiamo un po’ lì con gli occhi chiusi e arriva Miriam che chiede se è necessario crederci, per ricaricarsi. Sì, diciamo noi, sarebbe meglio. Poi ci fermiamo al presepe, che è ancora lì perché si vede che nessuno gli ha detto che Natale è passato da un pezzo. E’ molto carino e la Madonna è semisdraiata languidamente – un po’ sexi, dice Patti. Usciamo e cominciamo a scendere con circospezione i gradini scivolosi. Poi attraversiamo scricchiolando il selciato coperto di neve ghiacciata e finalmente arriviamo in salvo sotto al portico. Verso le dieci e mezzo siamo al Meloncello a discutere sul da farsi. Passano Rita Piffari e Alessandra Lodi, che stanno salendo adesso – oggi sarà una giornata ad alta densità di incontri, troveremo infatti il cognato di Anna Ch al ristorante e dopo Danila e Pino , andando all’Accademia. Decidiamo di andare a visitare la mostra dei Bastardini e ci incamminiamo a piedi verso il centro. A porta Saragozza ci lasciano Anna Ch, Carla e Lucia, mentre Titti porterà a casa la macchina e ci raggiungerà in autobus al ristorante. Arriviamo a Palazzo Pepoli Campogrande, e apre solo alle due, quindi optiamo per Palazzo Pepoli Vecchio di cui visitiamo le toilettes e poi una bella mostra fotografica delle sculture di Arturo Martini e una serie di foto ispirate al tema “ L’attesa “. Di queste ultime mi piacciono particolarmente quelle di due gatti, un cane, una bicicletta appoggiata al muro, due pescatori. Io, Patti, Iso e Sandro ci sediamo sotto la cupola di vetro a prendere l’aperitivo, dopo aver mandato le altre a E’ cucina a prendere il posto. E’ un bar molto carino, ce ne ricorderemo quando saremo in giro per Bologna e farà freddo e saremo stanchi. Raggiungiamo gli altri, ci sediamo e tutti si gettano famelici sul pane, la crescente e i bignè salati, mentre io li guardo con occhi sconsolati ( credo che ormai tutti sappiano che sto facendo una dieta per celiaci ). Dico che ci raggiungerà lì il nostro nipotino valtellinese, e che sorpresa per gli amici quando arriverà quel marcantonio barbuto di Giovanni. Ordiniamo il primo, poi cominciamo coi brindisi al suo futuro lavoro, alla piccola Emma Pattarin, sua figlia, ecc. Mangiamo, come al solito cose buone, poi ci separiamo: Giovanni torna a lavorare e Patti va a casa perché è stanco ( d’altra parte è più che comprensibile, alla sua età…). Anche Sandro è stanco e quando gli diciamo che vogliamo andare a vedere la mostra della Bonazzi, lui capisce bonazza e dice che pero’ non sa se sarà in grado di approfittarne. Nel tragitto verso l’Accademia facciamo una fermata ineludibile di fronte alla terrazza di Giovanna, rallegrandoci ancora una volta che sia uscita viva da quell’esperienza. Quando passiamo davanti alla casa di Camilla, le chiediamo se ce ne fa una visita guidata, ma lei declina. Arriviamo all’Accademia e visitiamo la mostra di Emma Bonazzi, una pittrice attiva nella prima metà del secolo scorso. Le sue opere sono fortemente influenzate dall’art dèco, e quindi mi piacciono molto. Alcuni quadri sono acquerelli con ricami su seta e Miriam si dispiace che Patti non sia venuto, perché avrebbero potuto progettare assieme un’opera di quel tipo. Nella sala ci sono anche grandi statue e Sandro si mostra particolarmente interessato a quella di “ Aria e Peto “, chissà perché. Finita la visita, nessuno ha voglia di tornare a piedi, quindi ognuno se neva a prendere il suo autobus. A casa alle tre e mezzo.La Madonna di Titti
Maggio 2013
La Madonna di San Luca è stata ripulita dalla patina nera che la ricopriva e che oscurava il volto e le vesti. Dopo l’operazione sono riaffiorati dei colori più vivi e brillanti e la tunica della Madonna è risultata di un azzurro intenso. Così come lo sfondo, che emerge di un color giallo oro.
IL VELO blu della Madonna di San Luca si è rivelato azzurro, dalle pieghe del suo manto è "spuntato" un piedino di Gesù, prima nascosto da pennellate di colore, i tratti del suo volto si sono addolciti, con le nuove sfumature dell'incarnato.
Le operazioni di restauro hanno
innanzitutto consolidato la pellicola pittorica che in alcune piccole zone si
era sollevata. Poi si è proceduto a recuperare l´intera cromia che mette a fuoco
nuovi dettagli, e a bonificare la tavola dai parassiti.
Si è poi rivelata la presenza della seconda mano della Vergine, quella che regge
il Figlio, e le tracce di un rotolo in mano a Gesù.
L´ultimo intervento di restauro, prima di quello attuale, risaliva al 1955.
Il restauro che è partito
dall'idea di fare il rilievo tattile dell'icona per le persone non vedenti, ha
consentito agli esperti anche di valutare meglio l’icona e di anticiparne la
datazione.
E’ «eccezionale. È un vero capolavoro, come se l'avesse fatta Giotto o Guido
Reni» secondo
lo storico dell'arte Franco Faranda, direttore della Soprintendenza ai beni
storici e artistici di Bologna ( e ora nuovo direttore della Pinacoteca di
Bologna). Valutazione sottoscritta dal restauratore Camillo Tarozzi. «È un'icona
di un maestro di grandezza assoluta - spiega- un dipinto di qualità strepitosa,
anche nei particolari, al di sopra di qualunque altra immagine di questo tipo».
Tutta l’operazione, finanziata dalla Fondazione del Monte con 10.000 euro, è stata sottoposta al vaglio dell’arcivescovo di Bologna, il cardinale Carlo Caffarra, e del rettore del Santuario di San Luca, monsignor Arturo Testi.
“Quanto avvenuto in questi due anni è unico e anzi in passato era stato considerato inopportuno - sottolinea don Silvagni citando le parole di Lercaro - ma il non agire nei decenni scorsi e’ servito a preparare il passo fatto oggi”. Ciò che ha convinto il cardinale “è stata l’audacia ma anche la prudenza e la totale affidabilità” dei restauratori, spiega ancora Silvagni, che ammette: “C’erano una pressione e una responsabilità forte, perche’ l’icona è il tesoro della Chiesa di Bologna. Ma non siamo gelosi, siamo ben felici di poterla condividere con i nostri fratelli cattolici e ortodossi d’Oriente, che per la Madonna di San Luca hanno una venerazione particolare.
Nel vederla senza la copertura d´argento, che normalmente la protegge, si coglie appieno l´eleganza delle figure e la grazia del dialogo tra Madre e Figlio. Poi emergono i colori originali, pur tenendo conto di alcune lacune e parziali ridipinture ottocentesche. Il Bambino è vestito di rosso, simbolo dell´umanità, e la Madonna di blu, simbolo della Divinità. Colori più vivi e netti, contorni decisi e parti sepolte del dipinto sono affiorati grazie al calligrafico lavoro dell'equipe di restauro guidata dallo storico dell'arte Franco Faranda, coordinatore presso il ministero dei Beni Culturali. «Quest'ultima pulitura permette di vedere l'immagine in tutto il suo splendore - spiega Faranda -. I risultati sono particolarmente vistosi, ma la tecnica di restauro è stata molto prudente. È stato rimosso l'ultimo strato di sostanza fissante sulla superficie del quadro che aveva assunto un colore vicino al giallo, riportando i colori allo stadio originario». E così il colore del manto della Vergine, che prima era di un blu cupo, ora appare di un delicato azzurro chiaro ricco di sfumature e risultati analoghi si sono ottenuti con il vestito di Gesù, in braccio alla Madonna, e con lo sfondo. Un restauro che ha permesso anche di ricostruire con più esattezza l'origine di questa immagine. «La datazione dell'opera - continua Faranda - prima dei lavori poteva essere collocata agli inizi del XIII secolo come a metà del XII. Adesso non ci sono dubbi, e possiamo essere certi che la Madonna di San Luca risalga alla metà nel 1100, come vuole la tradizione». E quindi ne fa una coetanea delle grandi icone di Costantinopoli e Venezia, vicina a quell'area culturale che ha partorito come suo capolavoro il battistero di Parma.
Si possono ripercorrere le fasi del restauro attraverso l'esposizione in 20 quadri che testimonia di tutti gli esami radiografici e laser che sono stati necessari prima di intervenire.
E’ stata applicato un nuovo sistema, brevettato recentemente, che utilizza la fluorescenza a raggi ultravioletti insieme a quelli visibili e infrarossi .Con la fluorescenza le vernici protettive di un dipinto appaiono come uno strato lattiginoso che impedisce l’esame degli strati sottostanti rendendo solitamente necessaria una sverniciatura per indagare oltre.
Il metodo Multilayer applicato per la nostra icona riesce a perfezionare la qualità dell’indagine dei raggi UV senza dover intervenire manualmente sulle vernici dell’opera, dal momento che fornisce direttamente immagini degli strati al di sotto della vernice.
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