Mercoledì 14 aprile ‘10
Percorso Lama di Setta – sentiero verso Monte Sole – Marzabotto
Partecipanti Alba, Carla, Cate, Dani, Gio, Laura, Iso, Patti, Sandro, Titti, Umberto
Durata 4 ore
Oggi io e Patti prendiamo la nostra macchina.Facciamo una manovra complicata: usciamo dal garage e parcheggiamo dentro il giardino condominiale in attesa di Gio; quando arriva le cediamo il posto e andiamo via con la nostra macchina ( ma sarà tutto inutile perché quando arriviamo da Cate c’è anche Umberto, che ci tiene a prendere la sua macchina perché dice che il modo in cui guidiamo noi gli fa venire il mal di stomaco. Lui no, non lo fa venire, tutt’al più va a sbattere contro le macchine che vengono in senso contrario ). Mentre ci avviamo verso Casalecchio ci accorgiamo che siamo in ritardo, quindi telefono a Sandro per avvertirlo , e lui fa un sacco di storie e poi dice che dobbiamo presentarci coi genitori. Andiamo al Jakarta a fare colazione. Arrivati là , Umbi parcheggia accanto al posto per l’ handicap. Per adesso possiamo ancora parcheggiargli accanto. Per adesso. Al bar incontriamo Ballarini, una figura mitica di cui mi parlano da anni. Finalmente, era ora che me lo presentassero! Cerchiamo invano di convincerlo a venire con noi, ma dice che sarà per un’altra volta. Comperiamo panini, e dentro ci devono essere delle pagliuzze d’oro, a giudicare dal prezzo. Ripartiamo e ci accodiamo a Sandro, che sfreccia incurante dei limiti di velocità e del fatto che la riga continua è come un muro. Sconsigliamo a Umberto di tenere quella velocità, non vogliamo mica che gli ritirino la patente. Ma lui dice che non c’è pericolo, per evitare rischi lui la patente la lascia sempre a casa. Arrivati a Lama di Setta parcheggiamo, dopo aver evitato per un pelo di scontrarci con una macchina che viene in senso opposto. “ E ‘ perché stavo guardando da un’altra parte”, dice Umberto con l’aria sicura di chi pensa di aver fornito una scusa valida.
Alle dieci e dieci
cominciamo la passeggiata, dirigendoci verso Panico. La giornata all’inizio è
bellissima, ma presto si addensano in cielo delle nuvole che dapprima sono
bianche, ma poi si fanno sempre più scure e preoccupanti mentre Il sole si
diverte a giocare a nascondino, costringendoci più volte a levare e mettere la
giacca. Alba telefona al suo amico di Panico e gli dice che stiamo per passare
davanti a casa sua.
Lui promette di farci il caffè, ma quando arriviamo alla canonica dove abita
non si affaccia, nonostante gli cantiamo” Deh, vieni alla finestra, o mio
tesoro” a gran voce. Così ce ne andiamo.
Al telefono poi si dichiarerà disponibile a farci un piatto di pasta per
quando ripasseremo di lì al ritorno, e noi saremmo anche tentati, ma Sandro dice
di no. Un altro maschio?, deve aver pensato.
I campi e i prati sono del verde più allegro e vellutato, i ciliegi sono ancora
delle nuvole in fiore e le margherite ricoprono il terreno con un fitto velo
bianco e morbido. Una bellezza. Carla si chiede come si fa a sapere quante
margherite ci sono, poi si dà anche la risposta: si contano tutti i petali, poi
si divide per il numero dei petali che ci sono in media in ogni fiore. Intanto
Sandro ha inventato una vignetta, e ne consegna il testo a Patti, che faccia il
disegno : deve rappresentare la lepre che ieri ha messo in pericolo un aereo in
cui si trovavano degli esponenti leghisti e il commento è: Fuochino! Consiglio a
Patti di non firmare il disegno e io comunque me ne dissocio, non voglio mica
ricevere altre raccomandate. Facciamo una deviazione per passare sul ponte
sospeso, tutto tremante sul fiume. Arrivati a metà ci fermiamo, ed è uno
spettacolo bellissimo, con l’acqua in cui i pastelli più delicati si mescolano
al verde, con gli aironi e le garzette che volano e le nostre ombre festose
proiettate dal sole sul greto. Torniamo indietro e raggiungiamo la strada di
prima. Sandro ci dice che ci porterà in una bovva con un buvvone e anche un
ovvido, e manterrà la promessa, guidandoci attraverso un paesaggio selvaggio e
verdissimo. Oggi però non c’è niente da fare, ci trasciniamo più che camminare,
siamo sempre lì che ci fermiamo a guardare i fiori e i giochi della rugiada
sulle foglie. Se volete andare ai Giardini Margherita ditemelo!, dice Sandro. A
un certo punto ci si presenta davanti una salita ad almeno 45°. Ci fermiamo
spaurite. E’ l’una , dobbiamo fare ancora 150 metri di dislivello e siamo ancora
lontani dalla meta. Sandro ci guarda, dà un’occhiata alla nuvola scura che ci
sta seguendo e dice che è meglio tornare indietro e a noi non ci par vero di
farlo. Dopo poco ci fermiamo a sedere su un muretto a mangiare i nostri poveri
panini –niente vino, niente caffè, niente dolce. Ripartiamo e dopo un po’
cominciano a cadere in modo intermittente gocce leggere di pioggia. Arriviamo
di nuovo al ponte sospeso, lo attraversiamo e raggiungiamo il bar del Parco di
Marzabotto dove ci consoliamo del pranzo con birre e gelati. Ci sarebbero ancora
tre quarti d’ora per raggiungere le macchine, ma Sandro dice che è meglio
prendere il treno – continuano a cadere rade gocce di pioggia – e così facciamo.
A Lama recuperiamo le macchine e alle cinque siamo a casa, a domandarci perché
mai dobbiamo prendere degli aerei per raggiungere terre assai lontane quando ci
sono paesaggi così belli e così dolci nelle immediate vicinanze.
[photogallery/photo24924/real.htm]