Il diario di Laura
Mercoledì 24 febbraio ‘10
Destinazione Il paese dei campanelli ( Prunarolo di sopra ) – Villa di Roffeno – Monte Rocca- Rocca di Roffeno
Partecipanti Cate, Dani, Gio, Laura, Patti, Sandro, Anna Po, Anna Chiarini, Luisa, Iso,Umberto.
Ah, e poi c’è una bella signora che mi sembra di aver già visto ( Alessandra si chiama)
che si dimostrerà molto simpatica. Speriamo che venga ancora. E poi c’è Isa, che non
è qui in carne e ossa, ma è presente nel nostro pensiero e nel nostro cuore.
Durata tre ore
Dislivello 400 metri
Alle nove da Cate. Il cielo è
grigio ma partiamo lo stesso, fiduciosi che la nostra guida ci porterà là dove
splende il sole.
Sosta a Ponterivabella per la colazione. Ieri Cate non è potuta venire al
centro Costa, così chiede a Patti che le spieghi Wittgenstein in due parole ; ma
Patti capisce “ in due giorni “ e comincia subito a farlo , coscienziosamente.
Andiamo verso Monte S.Pietro, proseguiamo verso Tolè, poi a Prunarolo di
sopra parcheggiamo e andiamo a piedi verso il posto dei campanelli. La
temperatura è sui 10°, ma qua e là ci sono ancora larghe chiazze di neve. Non
sarà che siamo venuti troppo presto? E infatti arriviamo al punto in cui il
ruscello si guada – o si guarda? – e i più intraprendenti si avventurano sui
massi bagnati e scivolosi e poi ci dicono che di campanellini ce ne sono ben
pochi, uno qua, uno là, così io, Ale , Luisa e Gio non attraversiamo, ce ne
restiamo ad aspettare che tornino gli altri. I campanellini li vedremo nelle
foto. Ritorniamo alle macchine e intanto ci rendiamo conto che siamo saliti
sopra le nuvole che coprono la valle, e sulle nostre teste c’è uno strato di
sereno e poi ancora nuvole. Sembra di essere in un panino, dice Dani. Andiamo
verso Villa di Roffeno, dove alle undici cominceremo la passeggiata. Intanto è
venuto fuori il sole. Il sentiero è piuttosto ripido e si suda, così poco a
poco ci togliamo molti degli strati che ci ricoprono. Patti, che sta spiegando
Wittgenstein a Cate, suda e ogni tanto si ferma a prendere fiato. Che fatica,
spiegare Witt mentre ci si inerpica !
Arrivati in cima a una collinetta, Sandro si rende conto che il castello
in rovina dove voleva portarci è su una collina lì accanto, ma in mezzo c’è il
baratro. Che fare? Cominciamo a scendere – io con i piedi, con le mani e col
sedere – per riuscire a trovare il modo di passare di là. Stiamo quasi per
perderci d’animo, quand’ecco che troviamo un sentiero abbastanza comodo che ci
fa attraversare la selletta e ci porta dolcemente sulla cima del monte Rocca (
905 metri ). Arrivati su ci guardiamo attorno e il paesaggio è vastissimo, quasi
a 360°, e molto bello. La coltre di velluto ( velvet ) verde che di solito
ricopre le montagne è stata tolta e messa via per l’inverno, e il paesaggio è
ancora in parte brullo, ma qua e là ci sono grandi macchie di verde tenero e
qualche striatura di neve. Ci sediamo a riposarci al sole sulle pietre del
castello diroccato, testimone tanti secoli fa degli scontri fra bolognesi e
modenesi che si trascinano anche fino ai giorni nostri – fra me e Patti ad
esempio. All’una siamo a Rocca di Roffeno, al ristorante. La signora ci porta
tagliatelle e tortelloni, poi crescentine e tigelle, tutto buono, come pure il
dolce. Alle tre riprendiamo la passeggiata, scendendo verso valle. Ma intanto il
cielo si è rannuvolato, e minaccia pioggia, quindi facciamo dietro-front e
risaliamo. A casa alle sei. Come dice Wittgenstein, questo diario consta di due
parti: quello che ho scritto e tutto quello che non ho scritto, e proprio questa
seconda parte è la più importante – quante cose ho dovuto tacere! Perché la
gente è permalosa e, ad esempio, se gli attribuisci pubblicamente un amante, si
arrabbia.
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