22- mercoledì 24 febbraio 2010
Visita al "posto dei campanellini"
Villa di Roffeno - Torre Lavacchio - Anticima e cima Monte Rocca
Pranzo trattoria San Rocco.
giro postprandiale fino alle porte di Casigno.
Ore 3.30   disl 350 m  6,5 Km 

Il diario di Laura

Mercoledì 24 febbraio ‘10

Destinazione               Il paese dei campanelli ( Prunarolo di sopra ) – Villa di Roffeno – Monte Rocca- Rocca di Roffeno

Partecipanti                Cate, Dani, Gio, Laura, Patti, Sandro, Anna Po, Anna Chiarini, Luisa, Iso,Umberto.

                                      Ah, e poi c’è una bella signora che mi sembra di aver già visto (  Alessandra si chiama) 

                                      che si dimostrerà molto simpatica. Speriamo che venga ancora. E poi c’è Isa, che non

                                     è qui in carne e ossa, ma è presente nel nostro pensiero e nel nostro cuore.

Durata                         tre ore

Dislivello                     400 metri

 

Alle nove da Cate. Il cielo è grigio ma partiamo lo stesso, fiduciosi che la nostra guida ci porterà là dove splende il sole.
 Sosta a Ponterivabella per la colazione. Ieri Cate non è potuta venire al centro Costa, così chiede a Patti che le spieghi Wittgenstein in due parole ; ma Patti capisce “ in due giorni “ e comincia subito a farlo , coscienziosamente.
 Andiamo verso Monte S.Pietro, proseguiamo verso Tolè, poi a Prunarolo di sopra parcheggiamo e andiamo a piedi verso il posto dei campanelli. La temperatura è sui 10°, ma qua e là ci sono ancora larghe chiazze di neve. Non sarà che siamo venuti troppo presto? E infatti arriviamo al punto in cui il ruscello si guada – o si guarda? – e i più intraprendenti si avventurano sui massi bagnati e scivolosi e poi ci dicono che di campanellini ce ne sono ben pochi, uno qua, uno là, così io, Ale , Luisa e Gio non attraversiamo, ce ne restiamo ad aspettare che tornino gli altri. I campanellini li vedremo nelle foto. Ritorniamo alle macchine e intanto ci rendiamo conto che siamo saliti sopra le nuvole che coprono la valle, e sulle nostre teste c’è uno strato  di sereno e poi ancora nuvole. Sembra di essere in un panino, dice Dani. Andiamo verso Villa di Roffeno, dove alle undici cominceremo la passeggiata.  Intanto è venuto fuori il sole. Il sentiero è piuttosto ripido e si suda, così poco a poco  ci togliamo molti degli strati che ci ricoprono. Patti, che sta spiegando Wittgenstein a Cate, suda e ogni tanto si ferma a prendere fiato. Che fatica, spiegare  Witt mentre ci si inerpica !
 Arrivati in cima a una collinetta, Sandro si rende conto che il castello in rovina dove voleva portarci è su una collina lì accanto, ma in mezzo c’è il baratro. Che fare? Cominciamo a scendere – io con i piedi, con le mani e col sedere – per  riuscire a trovare il modo di passare di là. Stiamo quasi per perderci d’animo, quand’ecco che  troviamo un sentiero abbastanza comodo  che ci fa attraversare la selletta e ci porta dolcemente sulla cima del monte Rocca ( 905 metri ). Arrivati su ci guardiamo attorno e il paesaggio è vastissimo, quasi a 360°, e molto bello. La coltre di velluto ( velvet ) verde che di solito ricopre  le montagne è stata tolta e messa via per l’inverno, e il paesaggio è ancora in parte brullo, ma qua e là ci sono grandi macchie  di verde tenero e qualche striatura di neve. Ci sediamo a riposarci al sole sulle pietre del castello diroccato, testimone tanti secoli fa degli scontri fra bolognesi e modenesi che si trascinano anche fino ai giorni nostri – fra me e Patti ad esempio. All’una siamo a Rocca di Roffeno, al ristorante. La signora ci porta tagliatelle e tortelloni, poi crescentine e tigelle, tutto buono, come pure il dolce. Alle tre riprendiamo la passeggiata, scendendo verso valle. Ma intanto il cielo si è rannuvolato, e minaccia pioggia, quindi facciamo dietro-front e risaliamo. A casa alle sei. Come dice Wittgenstein, questo diario consta di due parti: quello che ho scritto e tutto quello che non ho scritto, e proprio questa seconda parte è la più importante – quante cose ho dovuto tacere! Perché la gente è permalosa e, ad esempio, se gli attribuisci pubblicamente un amante,  si arrabbia.

 

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