mercoledì 10 settembre 2008
Rio Rovigo - Molinaccio - Valle dell'Inferno - Badia di Moscheta e
ritorno

4 ore circa -  Disl. 200 m

FILMATI

Il Diario di Laura

Merc 10 settembre

Destinazione      Badia Moscheta
Partecipanti       Cate, Carla, Dani, Regina, Laura, Patti, Sandro, Iso, Sonia, Raul ( un amico di Sonia molto riservato, che parla solo se ha  qualcosa da dire,avercene! ), Anna Po

Durata            4 ore

 

Oggi in Svizzera stanno facendo un esperimento per ricreare il Big Bang, e per tutta la giornata avrò la sgradevole impressione di essere risucchiata in un buco nero. Speriamo che sia solo una sensazione psicosomatica.
Verso le nove e mezzo gli amici passano a Loiano a prendere me e Patti, poi tutti da Benvenuti a fare colazione e ad incontrare Sonia, che viene da Monzuno con Raul.
Mentre andiamo verso la Raticosa, discutiamo se sia più bello il nudo maschile o quello femminile. Sandro opta per il secondo perché, dice, il sesso maschile è piccolo e non si nota neanche. Piccolo? Ma parla per te, che noi ne abbiamo visti dei pezzoloni! ( non pensate a una confessione autobiografica, sto solo citando “ La fira ed San Lazar “).
Poi passiamo a parlare di cinema, e ora non ricordiamo il nome di un attore, ora quello del regista, ora il titolo del film, e Cate osserva che presto non saremo più in grado di parlare di niente, e ci ridurremo a dire che coso ha cosato la cosa. Oltrepassata Firenzuola, prendiamo la Valle del Rio Rovigo. Parcheggiamo, scendo e mi prende un dolore lancinante al nervo sciatico. Ahimé , la mia passeggiata finisce qui…. Ma siamo nel bel mezzo del nulla, lontani da centri abitati e non ho niente da leggere con me, così stringo i denti e vado, e nel giro di un quarto d’ora il dolore scompare.
La valle è verdissima , nonostante non piova da un sacco di tempo . E’ molto stretta, sembra una gola , e molto bella. Passiamo davanti a un grande fico che dà sulla strada ,e lo deprediamo dei suoi frutti maturi, buonissimi ( scopriremo al ritorno che ha un proprietario, ma ormai… ). Le more invece sono tutte rinsecchite, senza pioggia da mesi.
 Percorriamo via Casetta di Tiara, dove l’amore fra Dino Campana e Sibilla Aleramo “ divampò con furia selvaggia “ e intanto il Rio mormora sommesso fra i sassi.
Arriviamo al ponte, dove pare di vedere ancora Sibilla, col suo passo di pantera, col suo passo di velluto, e il suo sguardo di vergine violata, il suo passo silenzioso come il ricordo, affacciata al parapetto, sull’acqua corrente, i suoi occhi forti di luce ( spero non penserete che questo l’ho copiato ).
Prendiamo a destra per il sentiero 715; a sinistra si va alla cascata, ma è un giro più lungo e lo faremo un’altra volta. Il sentiero è molto bello e abbastanza facile. Dopo aver attraversato un gruppo di case di sasso abbandonate, si inoltra in una strettoia dove sfrecciano qua e là diavoli coi forconi: è la Valle dell’Inferno. E’ molto stretta, e non tira un alito di vento , tanto che sudiamo copiosamente.
 Gli alberi d’alto fusto sono rigogliosi, ma le pianticelle si abbandonano al suolo, svenute per la disidratazione.
  Alla nostra destra la montagna dirupa giù quasi in verticale, verso l’affluente  del Rio Rovigo, che è disperatamente in secca. Questo è un ovvido o un buvvone ?, chiediamo a Sandro, ma lui non risponde.
 L’altro versante precipita in roccioni imponenti e bellissimi che ricordano la Monument Valley.
 Passiamo il Balzo del Diavolo, vagamente minaccioso e all’una e un quarto, quando siamo ormai vicinissimi a Badia, attraversando un gruppetto di case,  veniamo catturati dal signor Ivo, che ha  allestito un museo dove espone pezzi di legno di castagno, presi da una catasta di alberi abbattuti qualche decina di anni fa perché avevano contratto la malattia dell’inchiostro. Questi pezzi di legno lucidato ricordano animali reali e immaginari, e sono belli. Alle pareti sono appese poesie e brani di prosa – fra cui uno proveniente dall’antico Egitto in cui, 3500 anni fa, ci si chiede che senso ha la vita, e se almeno Dio lo sappia.
 C’è anche una frase di Montale che mi ha molto colpito: “ Abbiamo fatto del nostro meglio per peggiorare il mondo “. Il signor  Ivo è anche poeta e drammaturgo, ha scritto un’azione scenica sull’amore di Campana e dell’ Aleramo, e anche belle poesie, di cui ci legge qualche brano.
 Alle pareti anche poesie di Campana, fra cui quella bellissima sulle rose, che riporto qui così non state a perdere tempo a cercarla sull’antologia:

"In un momento/  sono sfiorite le rose / i petali caduti / perché io non potevo dimenticare le rose / le cercavamo insieme /abbiamo trovato delle rose / erano le sue rose erano le mie rose / questo viaggio chiamavamo amore / col nostro sangue e con le nostre lagrime facevamo le rose /che brillavano un momento al sole del mattino /le abbiamo sfiorite sotto il sole fra i rovi / le rose che non erano le nostre rose / le mie rose le sue rose     P.S. e così dimenticammo le rose."

Il signor Ivo dice cose molto interessanti, però intanto si sono fatte le due e mezzo e alcuni di noi sono in piena crisi ipoglicemica. Salutiamo, ringraziamo e andiamo verso la Badia.
Ci fermiamo a due passi,in un’area attrezzata per picnic dove ci sediamo a mangiare.
Ed ecco che arriva il signor Ivo, con un libretto che contiene la sua azione scenica, e ce lo regala. Ci dice poi che nel ventino in uso  all’inizio del secolo scorso era raffigurato il profilo dell’Aleramo, e si offre di andare a prenderlo.
 No, grazie, diciamo noi, non si disturbi; ma lui va lo stesso e ce lo porta.
 Intanto a me e Regina è venuta una sete tremenda, e ci avviamo verso la Badia, dove sappiamo che c’è una fontana.
Alla fontana beviamo, aspettiamo, ma gli altri non arrivano. Ci avviamo per andare a pagare il riscatto, ma eccoli finalmente !
 Visitiamo la Badia, di una bellezza semplice e assoluta poi, dopo una sosta al bar, fasciamo gli zoccoli dei cavalli e ritorniamo indietro.
 Oggi niente anelli, rifacciamo lo stesso percorso. Tutto uguale all’andata tranne che a un tratto, quando passiamo da una casa diroccata in mezzo al bosco, Sandro ci si nasconde e poi ci invita ad entrare chiamandoci Cappuccetto Rosso e spacciandosi per la nonna.
  Al ritorno  sosta a Loiano, a mangiare la crostata che ho fatto affettuosamente per gli amici, e poi tutti a casa – tardissimo, alle otto.