Il diario di Laura
Destinazione Vaiano – Carteano – Filettole – Prato
Partecipanti Alba, Anna Ch, Cate, Luisa, Titti, Sandro, Dany, Laura, Gio, Iso. Patti non c’è.
E’ andato a montare una mostra?, direte voi. No, ha detto che è stanco di mostre
e che adesso ha voglia di donne belle
Durata circa tre ore
Alle nove mi trovo in stazione con Alba, Gio e Dany. Ma cosa farà oggi Patti
tutto solo?, chiedono quelle vipere con aria sorniona. Avevano intenzione di
mettermi la pulce nell’orecchio, però insistono tanto che si trasforma in un
pulcino, sai la fatica a sistemarlo nell’orecchio. Prima che il treno parta
arriva Titti con la ferale notizia che oggi i treni sono in sciopero. Quello
prima del nostro è stato soppresso, ma noi per fortuna partiamo. Alla stazione
di Vado ci precipitiamo al finestrino per salutare i nostri amici, ma sulla
piattaforma non c’è nessuno. Panico. Telefonata affannosa a Sandro che dice che
stanno arrivando. Meno male. Arrivano correndo e ce la fanno a salire. Il treno
riparte ma a un certo punto si ferma in galleria, e resta fermo per un bel po’.
Sarà cominciato lo sciopero? No, eccolo che riparte. Mi chiedono che cosa voterò
domenica e io rispondo che ho la scelta obbligata, perché ho tre buchi nel naso.
Mi riferisco a Giovanni Guareschi che, nelle sue vignette, disegnava i comunisti
con tre buchi nel naso. Ma nessuno capisce di cosa sto parlando: sono troppo
giovani. Allora mi prende lo sconforto e , citando Calvino, dico che mi sento
come l’ultimo dinosauro rimasto sulla terra. Ma neanche stavolta mi capiscono :
sono troppo ignoranti. Scendiamo a Vaiano, dove presto ci offriranno la
cittadinanza onoraria . Ma la signora del bar ( dove andiamo a fare colazione e
a comperare panini per il pranzo al sacco ) non lo sa, e continua a guardarci
con aria molto severa. Prendiamo il bus per Prato e scendiamo a Foresta dove,
alle 11.15 cominciamo la passeggiata.
E’ una giornata tiepida e primaverile, anche se il cielo è un po’ coperto.
Intorno è tutto un tripudio di fiori. Sono comparse anche le vinche, e i prati
spumeggiano di margherite. Il giallo predomina con forsizie, similpiscialetto,mimose
e il paesaggio ha un aspetto molto solare. Ci inerpichiamo per una stradina a
90° e arrivati in cima ci sediamo a riposarci. Io e Gio ci mangiamo un panino,
tanto è passato mezzogiorno. Da qui una bellissima stradina pianeggiante si
snoda tra muretti a secco oltre i quali ulivi verde-argento su prati di un verde
tenero ma intenso. Le colline sono punteggiate di borghetti di una bellezza
antica e serena. Passiamo da Carteano e alle due ragazze che devono aiutarmi a
ricordare i nomi dei luoghi da mettere nel diario distribuisco i compiti: Titti
deve ricordare “Carte “, Anna “ Ano “ , e devo dire che quest’ultima ha fatto un
po’ di resistenza, ma alla fine ha ceduto. Com’è come non è, alla periferia di
Filettole ci troviamo davanti al ristorante Logli, che ha una bella terrazza che
dà sulle colline. Filettole? Cosa vuol dire? Chi sa di greco dice che significa
qualcosa come “ Avamposto “ ma Alba, che ha una mente un po’ unidirezionale, a
sentire quel nome pensava invece che ci si riferisse al filetto di maiale. Cosa
facciamo, entriamo? E’ vero che tutti ci siamo portati dietro i panini, è vero
che io e Gio ce ne siamo già mangiati uno a testa,è vero che Gio domani ha gli
esami del sangue e vorrebbe fare bella figura… e però c’è un gruppo di
giovanotti che sta entrando e che sembra sicuro che lì si mangi bene. E se
andassimo ad informarci sul menu? Andiamo io e Dany, e contrattiamo un pranzo a
15 euro con un antipasto e un primo oppure un primo e un dolce. Chiediamo di
mangiare fuori, ma ci dicono che oggi non è possibile perché è il primo giorno
che sono aperti e non si sono ancora organizzati. Dopo una febbrile
consultazione in cui tutti dicono che non sarebbe il caso di andare al
ristorante, visto che abbiamo i panini con noi, entriamo e ci sediamo. La guida
dice che questo ristorante era nell’Ottocento la meta preferita degli
intellettuali pratesi - come confermano questi versi: Ma te o Filettole, amico
seggio / d’antiche gioie alfin riveggio / con tale un palpito che solo intende /
chi apprezza il gaudio delle merende.
Senza che li avessimo ordinati, ci portano due vassoi di fett’unta. Gio cerca
giustificazioni, dice che sono stati i giovanotti di prima che ci hanno
traviati. No, dico io, ci siamo autotraviati. Spolveriamo la fett’unta e rimane
un laghetto d’olio sul fondo del vassoio . Gio, dopo aver sostenuto una
battaglia con se stessa e averla persa, si mette a intingervi dentro il pane
perché, dice, l’olio fa bene al cervello. Poi arrivano le nostre ordinazioni, ed
è tutto molto buono. Alla fine ordiniamo anche una porzione di dolce, diviso
prima in due e poi in tre, e il cameriere ci dice che sì, ce ne porterà tre
mezzi. A un certo punto Isora si alza e va a parlare alla tavolata dei
giovanotti. Vorrà proporgli un acquerello? Paghiamo tutti soddisfatti i nostri
15 euro a testa, poi usciamo sulla terrazza, bellissima, con una limonaia da un
lato, bisogna che ci ritorniamo in questo posto. I giovanotti escono anche loro
e stiamo un po’ lì a chiacchierare . Ci chiedono dove sono i nostri mariti e io,
che sono inspiegabilmente allegra, dico: tutti sepolti in giardino. Giochiamo un
po’ con un cagnetto così carino che ci prende il cuore.Ci informiamo su quanto
costa, ma purtroppo non vogliono vendercelo. A Filettole incontriamo un prete
dal volto umano che sta andando in giro a benedire – alla fine benedirà anche
noi. Sia lui che suo cugino – qui sono tutti parenti - hanno l’aria molto sana
e vispa nonostante siano ultraottantenni. C’è anche il cane Fiuto che, dicono,
ha l’abitudine di entrare in chiesa dove se ne sta tutto buono ad ascoltare la
messa. Riprendiamo il cammino e , quando arriviamo alla stazione di Prato,
scopriamo che un treno per Bologna partirà venti minuti dopo, che fortuna! A
casa alle sei. E’ stata una gran bella giornata, tiepida e allegra.
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