FERRARA - MOSTRA DI SOROLLA
Visita alla Mostra di Sorolla -
Parco urbano Bassani con scarsa esibizione di aquiloni - pranzo in stand nel
parco - Visita Certosa e cimitero ebraico
9 Km
disl 50 m
IL DIARIO DI LAURA
Destinazione mostra di Sorolla a Ferrara
Bradipi Dani, Laura, Luisa, Patti, Titti
Frecce Alba, Anna C, Cate, Iso, Sandro ( adesso poi Alba mi deve spiegare perché se ne
sta sempre in fondo al gruppo, ben distanziata, trascinandosi stancamente
durante le passeggiate
mentre stavolta è schizzata via come una freccia )
Tempo una schifezza, naturalmente, se no mica andavamo a una mostra – a proposito,
Sandro ha detto che la prossima giornata di pioggia ci porta a Venezia a vedere
Klimt e tutti hanno detto che quel giorno lì sono impegnati (quanto è triste
Venezia sotto la pioggia…..)
Perché di lunedì? Perché mercoledì è festa, e alcuni sono
impegnati. Alle nove nell’atrio della stazione. Siamo in sei, ma sappiamo che
ci sono altri che verranno, quindi aspettiamo e solo a due minuti dalla partenza
andiamo al binario e saliamo di corsa sul treno. E gli altri? Sandro ci dà la
prima sgridata della giornata borbottando che tanto ognuno fa i cavoli suoi (
non sono sicura che abbia usato questo termine ) ed ecco che telefonano gli
altri, che poi arrivano nel nostro vagone, Iso in testa, tutta arrabbiata perché
dice che ci avevano visto, ci avevano chiamato dal finestrino e perché non
avevamo sentito? quindi ci dà la seconda sgridata. Cominciamo bene. In treno
chiacchieriamo e leggiamo. Dani ci dice, citando dal mensile Savena Setta
Sambro, che in Sardegna era costume che , quando il padre raggiungeva i 70 anni
e non era più utile all’economia della famiglia, lo stordivano coi bottondoro e
poi il figlio maggiore lo ammazzava a randellate. Non ditelo alla Fornero.
A Ferrara, colazione e poi andiamo al Palazzo dei Diamanti, alla mostra.
Bellissima. Si apre con ritratti di famiglia sullo sfondo di giardini con
fontane, in cui le persone si fondono con l’atmosfera sfavillante di luce. Si
apre una discussione sull’identità di una figura femminile. C’è chi pensa sia
la moglie, chi la figlia. “ Sarà la sorolla “ dice Alba. Il nucleo centrale
rappresenta i patii e i giardini islamici della Spagna meridionale, in cui il
pittore si sofferma sui riflessi dell’acqua e sulla luce che sembra dissolvere
l’architettura. La mostra si chiude coi quadri ispirati al giardino della casa
di Sorolla a Madrid , un angolo di segreta bellezza creato dall’artista con una
passione che ci ricorda quella di Monet per il suo stagno di ninfee. I pannelli
illustrativi accanto ai quadri sono molto illuminanti, soprattutto quelli che
riportano poesie di Jimenez ispirate da Sorolla “ Parlano le acque e piangono /
sotto gli oleandri bianchi / sotto gli oleandri rosa e cantano / tra i mirti in
fiore / sulle acque opache”. Sorolla pensava che si può essere felici solo se si
è pittori. Speriamo che non sia vero. Era divorato dal sacro fuoco dell’arte,
che lo consumo’, fin che a 68 anni fu colpito da un’emorragia cerebrale da cui
non si riprese più. Dipinse circa quattromila quadri e ai suoi tempi fu
famosissimo, uno dei più apprezzati ritrattisti assieme a Boldini, di cui fu
amico. In seguito fu poi quasi dimenticato. Fu la personalità artistica più
affascinante del panorama spagnolo ai primi del Novecento, segnato dalla
diffusione dell’impressionismo e del simbolismo. Maestro nello studio della
luce, la sua è una pittura che guarda alla lezione di Velazquez, oltre al
paesaggismo nordico e francese dell’Ottocento.
Finita la mostra, andiamo verso la torre antica sugli argini (Porta degli
Angeli),dove spesso allestiscono mostre. Adesso ce n’è una di fotografie di
aquiloni, alcune molto belle. Saliamo fino in cima alla torre, da cui
bellissima vista sulla città.
Poi ci dirigiamo verso un parco giochi non lontano, dove ci fermiamo a mangiare
una frugale piadina. Intanto il tempo continua ad essere incerto se
piovigginare, diluviare o smettere, e quindi è tutto un aprire e chiudere di
ombrelli, per tutta la giornata. Mentre mangiamo, ci tengono compagnia gli
aquiloni ( una rana gigante, un veliero, una stella…) che si possono noleggiare
sul posto e far volare. Finito di mangiare, ci aggiriamo nello spiazzo,
fermandoci a guardare un cagnolino testardo che insiste a giocare con un pallone
più grande di lui, poi dei bambini che si divertono moltissimo a galleggiare
nell’acqua dentro a grandi palle di plastica trasparente. Li avessimo avuti noi
questi giochi quando eravamo piccoli! Io, poi, che dovevo giocare con una
bruttissima bambola di stracci fatta da mia madre ! Sul prato ci sono anche
delle bancarelle con prodotti dell’artigianato, dove i venditori insistono
orgogliosamente sul fatto che sono cose fatte a mano, come se questo gli
impedisse di essere bruttissime. Poi andiamo a visitare il cimitero monumentale,
che ha una struttura architettonica elegante ed imponente. La chiesa è
slanciata e luminosa e il coro ha degli stalli con bellissime vedute di città ad
intarsio, che devono essere costate una pazienza certosina ai monaci di questa
Certosa. Dopo andiamo a visitare il cimitero ebraico, un po’ deludente, con
pochissime tombe. Decidiamo di cominciare ad andare verso la stazione, ma subito
ci fermiamo in un punto vendita di alimenti naturali a comperare delle cose
costosissime e a chiacchierare oziosamente. Poi ci fermiamo ad una piccolo
parco, tanto per perdere tempo, e a un tratto Sandro guarda l’orologio e si
rende conto che abbiamo fatto tardi per il treno, “ Il gruppo è sciolto ! Si
salvi chi può ! “ dice, e i più tonici si mettono a correre. Anche noi più
fiacchi affrettiamo il passo e arriviamo in stazione all’ultimo momento, ma
stiamo abbastanza tranquilli perché sappiamo che Sandro ci terrà fermo il treno.
Sui gradini del sottopassaggio ci scontriamo con una marea di gente che sale, il
che ci fa rallentare e quando arriviamo al treno le porte automatiche sono
chiuse e non si riesce a forzarle, accidenti. Il treno si avvia lentamente
accompagnato dalle nostre maledizioni, poi rallenta e si ferma. Sarà Sandro che
ha tirato il freno d’emergenza. No, riparte e noi cinque restiamo lì con aria
derelitta. “ Ci si rende conto che anche un attimo può cambiare la nostra vita “
dice Titti sentenziosamente. Dopo venti minuti arriva un altro treno, che però
ferma in tutte le stazioni, e anche in aperta campagna a raccogliere fiori,
tanto che ci vorrà un’ora per arrivare a casa. Durante il tragitto ci siamo
divertiti moltissimo – o così abbiamo concordato di dire.
Informazione artistica autogestita
colazione da...Boni
Porta degli Angeli: mostra di immagini di aquiloni
il Parco Urbano Bassani, con la Festa dell'aquilone
lasciamo gli aquiloni, perchè piove e andiamo ..in Certosa
tutti in fila....
....per il bagno!!! la Chiesa della Certosa
la Piazza Ariostea con gelataio
entriamo nel Cimitero Ebraico : ci accoglie un rabbino indurmintèe
vicino al cimitero troviano un'azienda bio con spaccio
dimentichi del tempo che scorre, entriamo anche nel parco di Villa Massari
....poi ci accorgiamo che è tardi... per l'ennesima volta di corsa in stazione
...ma c'è chi troverà la porta del treno sbarrata!!