15.
14 novembre 2011 - Ferrara
Mostra :"Gli
anni folli ..."
Mattino Giro delle Mura
ORE 3
10,8 Km
DIARIO DIFFUSO DI LAURA
Partecipanti Cate, Carla, Dani, Gabriella ( chi era costei? Credo che non sia mai venuta, almeno non
me la ricordo. Me la presentano e me la raccomandano come una che ha un bel
carattere ), Iso,Laura, Luisa, Patti, Rita, Sandro, Titti, Anna Po
Durata tre ore
Alle nove nell’atrio della stazione centrale. Alle nove e quattordici il treno parte e poco dopo mezz’ora siamo a Ferrara. Come ho passato il tempo? Litigando animatamente con Gabriella per futili motivi, non so perché ho tanto insistito perché venisse. Facciamo colazione poi ci avviamo verso i bastioni.
Le
difese pontificie
A sud delle mura si trova la Porta Paola, costruita nel 1612 su disegno di
Giovan Battista Aleotti dopo il passaggio di Ferrara allo Stato Pontificio. Il
tratto delle mura che conduce verso ovest è quello che ha subito le maggiori
trasformazioni. Vi si incontrano due bastioni che facevano parte di una
grandiosa fortezza pentagonale poi demolita
IL SERBATOIO DEL'ACQUEDOTTO DI EPOCA FASCISTA
PORTA PAULA A SUD
LA FERRARA MEDIEVALE
I
baluardi del XVI secolo
Il tratto delle mura a oriente fu concepito da Alfonso I d’Este, tra il 1512 e
il 1518. Vi si segnala la collinetta artificiale del Baluardo della Montagna. Le
fortificazioni meridionali sono caratterizzate da quattro imponenti baluardi ad
‘asso di picche’, costruiti per volere di Alfonso II fra il 1575 e il 1585.
Lungo questo tratto la Porta di San Pietro, che collega la città al fiume Volano
INIZIO DELLE MURA RINASCIMENTALI
Le fortificazioni
dell’Addizione Erculea
Le mura settentrionali sono state elevate in gran parte tra il 1493 e il 1505
nell’ambito della realizzazione dell’Addizione Erculea su progetto di Biagio
Rossetti. Sono contraddistinte da torricini semicircolari e da un lungo cammino
di ronda per le sentinelle. All’estremità nord-ovest si segnala il Torrione del
Barco, importante esempio di architettura militare di transizione fra ‘400 e
‘500. Da segnalare a nord la Porta degli Angeli e a est il Torrione di San
Giovanni, la cui struttura circolare è tipica dell’achitettura rinascimentale.
Sul vicino piazzale si trova oggi una statua di Giorgio de Chirico
IL CIMITERO EBRAICO
PORTA DEGLI ANGELI
. La giornata è grigia, ma per fortuna non piove e la temperatura è abbastanza mite. Camminiamo a lungo sul terrapieno, che era stato costruito per ragioni difensive. Il sentiero è fiancheggiato da due ali di grossi alberi, che pure dovevano contribuire a difendere la città intercettando i proiettili coi loro rami. Arriviamo alla Porta degli Angeli, che fungeva in origine da torre di avvistamento. Dopo i restauri degli anni ’80 è stata adibita a sede espositiva soprattutto per giovani artisti. Davanti alla Porta degli Angeli gli studenti di architettura dell’università di Ferrara hanno donato alla città sei grandi spaventapasseri di legno “ antichi guardiani alla soglia del cielo “. All’interno della città sono ancora presenti orti e campi, che vanno però scomparendo e gli spaventapasseri rappresentano il desiderio di tutelare questo patrimonio, scrivono gli studenti. Ogni spaventapasseri ha un cartello di commento e il più bello è quello di Dafne morente , che è preso dalle Metamorfosi di Ovidio e che riporto per migliorare un po’ la vostra cultura, che non vi vedo mai con un libro in mano : “ I capelli si allungano in fronde / le braccia in rami /i piedi così veloci un tempo / s’inchiodano in pigre radici / il volto svanisce in una chioma / solo il suo splendore conserva / … e stringendo fra le braccia / i suoi rami come un corpo / ne bacia il legno / ma quello / ai suoi baci ancora si sottrae “. E però, sul supporto, Dafne non c’è più, si vede che è morta. Stiamo per allontanarci quando un signore esce dal portone dell’edificio e ci invita ad entrare per visitare la mostra dedicata a Michelangelo Antonioni. Vi sono esposte opere della pittrice Miria Malandri che ritrae alcune scene ,forse meno note ma più significative sul piano pittorico, dell’opera del maestro ferrarese esaltandone le atmosfere simboliche e misteriose. La mostra continua al piano superiore, cui si accede con una scala a chiocciola che porta alla sommità della torre di avvistamento. Dall’alto si spazia con lo sguardo fino al Po, e si poteva quindi controllare l’avvicinarsi delle truppe nemiche, ma anche i movimenti dentro la città e nel vallo - così dice la guida, ma non sono andata a vedere di persona, per l’affetto che mi lega alle mie ginocchia doloranti.
Prima di uscire, chiediamo al custode della mostra di indicarci un ristorante , e lui ci consiglia quello della bocciofila lì vicino. Quando arriviamo là, lo troviamo strapieno e non c’è posto, ci dicono che avremmo dovuto prenotare e poi avremmo dovuto iscriverci al club, quindi ce ne andiamo, ripromettendoci però di tornarci previa prenotazione, perché ci ha fatto un’ottima impressione. Entriamo in città e andiamo alla ricerca del bar dove Sandro portava le sue classi quando veniva a Ferrara. Lo troviamo, entriamo e di colpo facciamo alzare vertiginosamente l’età media dei presenti, tutti ragazzi. Troviamo posto, ordiniamo e dopo soli tre quarti d’ora - dopo aver servito chiunque altro, anche quelli che erano venuti dopo di noi o che non avevano ancora ordinato -ci portano degli ottimi panini caldi.
Mangiamo, poi ci precipitiamo verso il Palazzo dei Diamanti, nella speranza di arrivare prima delle torme di scolaresche che sicuramente verranno ad occludere le sale. Il palazzo è lì vicinissimo, e ci arriviamo in due minuti. Dopo aver confessato di aver superato i 65 anni, io e alcuni altri paghiamo il biglietto scontato – lo sconto val bene una messa . Entriamo e troviamo lì ad accoglierci opere molto belle: “ I ponti giapponesi “ di Monet in cui il pittore scardina qualsiasi idea di rappresentazione naturalistica e prospettica e si spinge alle soglie dell’astrazione. “ La fonte “ di Renoir dove la folta chioma bionda appare come un torrente impetuoso e le curve del corpo femminile sono sinuose e piene. Il “ Ritratto di bambino coi pantaloni corti “ e il “ Nudo “ di Modigliani, opere di grande intensità. La “ Natura morta con brocca bianca “ di Ozenfant. Poi “ La nave dei sogni “ di Savinio, un’esplosione di colori bellissimi Di tanti altri artisti però, Picasso in testa, direi che non mi sono piaciuti se solo non temessi di essere definita un’incompetente che non sa apprezzare l’arte del periodo storico in cui vive. Ad esempio, invece di guardare i quadri di Mondrian preferirei sfogliare un libro di geometria, a Le Corbusier quando lo incontro gli consiglierò di dedicarsi all’architettura… ecc. Però la sala delle fotografie mi è piaciuta – sono così figurative! - come pure il ferro da stiro chiodato di Man Ray – un’ottima idea per un regalo per le mie amiche più care – la boccetta con l’aria di Parigi di Duchamp e sempre di Man Ray il “mobile “ fatto con le grucce, che crea sulla parete un’ombra che oscilla in modo elegante. A lui deve essersi ispirata Novella per i suoi lavori – a meno che non sia stato Ray ad ispirarsi a lei.
ALSO SPRACHE TITTI
Dopo una sosta al bookshop per comperare piccoli regali, ci precipitiamo verso la stazione,e riusciremo a prendere il treno delle 16.18. A casa alle cinque.