Il diario di Laura
Destinazione Vignola – Campiglio – Marano – Vignola
Partecipanti Anna Ch, Anna Mod ( una grande rentrée ), Mariella, Luisa, Dany, Gio, Cate, Sandro,
Carla, Umberto, Iso, Laura, Alba
Durata cinque ore, ma solo 2oo metri di dislivello
Alle nove da Cate. Ci contiamo e
siamo in tredici. Aiuto! Ma poi non ci succederà niente di male nel corso della
giornata. Non ci si può più fidare neanche delle superstizioni. Prima tappa alla
Muffa, a fare colazione e a comperare panini perché Sandro dice che oggi faremo
il picnic. Ci vuole un cuore ben duro per costringerci a rinunciare al
ristorante, proprio oggi che passeremo rasente La Bolognese e il Sayonara!
A Vignola parcheggiamo e iniziamo la passeggiata. Passiamo sotto il tunnel
e prendiamo il sentiero che corre parallelo al fiume . Svoltiamo nel primo
sentiero a destra e, oh meraviglia! ci troviamo circondati dai ciliegi fioriti,
un tripudio di nuvole leggere e profumate di fiori che che brillano allegri
nella loro veste bianca. Grazie, Sandro, diciamo e lui precisa che
effettivamente è tutto merito suo perchè ha passato la notte intera ad
appiccicare i fiori ai rami. Percorriamo tutto il sentiero sterrato e arriviamo
alla strada asfaltata, dove prendiamo a sinistra e ci snodiamo in un serpente
lungo e colorato. Arriviamo alla Pieve – ci siamo già venuti diverse volte ma
non per questo ricordo come si chiama. Ha una bella abside restaurata, ma
l’interno è un po’ troppo affastellato. Di lato alla chiesa, seduto su una delle
panche disposte a cerchio,il bel gruppo bronzeo della Sacra Famiglia. La figura
femminile e molto bella – una Madonna della madonna, dice Sandro il quale, non
contento di ciò, le accarezza anche i fianchi, mantre noi ci allontaniamo per
evitare la folgore celeste che lo colpirà.I capelli di Maria e Giuseppe sono a
grandi ciocche separate – credevamo che il gel fosse un’invenzione più recente –
mosse dal vento una in una direzione, una nell’altra, come se il vento non
sapesse decidere da che parte soffiare. Il bambino assomiglia al padre, dice
uno. No, interviene un altro, il padre ha il becco.
Dopo che abbiamo esaurito le battute blasfeme e mangiato le mini
crescente che non dico come Sandro le chiama perché sono una signora,
riprendiamo la passeggiata. Invece di occuparsi delle cinque donne e mezzo a
testa che gli toccano, Sandro e Umberto si mettono a chiacchierare fra di loro
isolandosi, e ci tocca separarli. L’aria è tiepida e profumata di primavera e
i fiori di colza ricoprono le colline di strisce irregolari d’oro.
Ma ci sono anche tante margherite, e viole, e vinche. Arriviamo alla Rocca del
duecento, che ha preso il nome dai signori da Campiglio. C’è anche una chiesa, e
un gruppetto di case molto scenografico, soprattutto visto dall’alto.
Prendiamo la Romea Nonantolana, Sentiero di luce - come recita il cartello - e
proseguiamo finchè arriviamo in vista di Villalba. Ci sediamo ai piedi di una
muraglia di bottondoro, seduti sulle margherite, umili e pazienti che si
lasciano schiacciare senza lamentarsi ma, quandi ci alzeremo, torneranno a
rialzare il capino un po’ acciaccato. E’ lo stesso posto dove ci siamo fermati
l’anno scorso, la stessa meraviglia. Mangiamo i nostri panini, poi ci lamentiamo
con Sandro perché non ha neanche portato il caffè.
Prendiamo il sole per un po’, poi io e Mariella andiamo verso Marano seguendo la
strada asfaltata, mentre gli altri prendono il sentiero che prima sale e poi
scende – e ci diranno poi che abbiamo perso molto, perché era bellissimo.
Arrivate alla periferia di Marano ci sediamo sull’erba ad aspettare gli altri.
Poi tutti insieme in paese, dove ci fermiamo a prendere il gelato e poi di
nuovo sul sentiero che costeggia il fiume, che di tra gli alberi manda bagliori,
mentre sulla sinistra ancora nuvole di fiori di ciliegio. A casa alle sette. E’
stata una giornata perfetta.
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