8 ottobre 2008
Suviana (diga) -sinistra lago - Ponte Stagno - S.Giorgio - condotta forzata - Suviana
ore 4  12 Km

In auto fino alla diga di Suviana (a dx parcheggio)
A piedi periplo del lago seguendo il più possibile la sponda sinistra; vi è un sentiero sistemato di recente con ponticelli e protezioni fino quasi all'immissario.
Sosta pranzo in un prato vicino al ponte per S.Antonio (asfalto): quindi stradelli con digressioni verso la riva del lago.
Attraversamento della diga su strada e arrivo alle auto

Il Diario di Laura

Merc. 8 ottobre ‘08
Destinazione          Bacino di Suviana
Partecipanti           Alba, Carla, Cate, Isa, Iso, Dani, Laura, Patti Roberto, Sandro,Mariella,Francesca

Durata              4 ore e 50

 Alle otto e mezzo da Cate. Prendiamo per Riola di Vergato, dove ci fermeremo a fare colazione nel bar di fronte alla chiesa di Aalto. Il limite di velocità è quasi sempre 50 km, ma Sandro, che guida la cordata, va agli 80, e noi pure, per non perderlo. Gli telefono di rallentare, che se no ci fanno la multa?, chiedo io.
No, dice Roberto, non importa, perché è sottinteso che la pagherebbe lui. Alle dieci e mezzo siamo al bacino di Suviana.
Ci mettiamo gli scarponi – tutti tranne Sandro che viene coi sandali- e prendiamo gli zaini.  Mi guardo attorno e penso che ha ragione Bergonzoni quando dice che dietro un grande uomo c’è sempre un grande zaino.
E sicuramente è vero anche al femminile, e anche al  contrario .
 L’acqua è del più bell’azzurro che, spostandoci, diventerà un bel verde cobalto. La superficie freme tutta di leggere increspature. Le rive sono di ciottoli bianchi, e il contrasto con il colore dell’acqua fa pensare alla Sardegna.
 E però qui è più comodo da raggiungere. Il cielo è quasi tutto sereno, ma laggiù in fondo, alla nostra destra, sopra un fiordo che neanche in Norvegia, si ammassano nuvoloni che non promettono niente di buono. Ed è proprio là  che ci dirigiamo.
 Roberto guarda il terreno, nota delle orme di animali e dice che sono di artiodattili, e nessuno pensa di contraddirlo. Sui sassi c’è un moscone abbandonato, senza remi.
 Isa ci sale sopra e fa finta di remare e dapprima si diverte, poi il suo viso si rannuvola perché dice ( aiutata in questo da Montale e da Patti ) di sentire con triste meraviglia / com’è tutta la vita e il suo travaglio / in questo seguitare a remare senza remi / su un greto cosparso di sassi aguzzi / come vetri di bottiglia. E Patti aggiunge : e i remi ce li hanno solo quelli che remano contro.
 Entriamo nel bosco seguendo un sentiero abbastanza pianeggiante che  non si allontana molto dall’acqua, con begli scorci del lago. Gli alberi sono ancora verdi, solo qualche ciliegio qua e là allunga timidamente i suoi rami gialli. Dall’alto piovono foglie, d’altra parte: E’ autunno, cadono le foglie… mi piacerebbe entrare nei dettagli, se solo mi ricordassi che cosa scrivevamo quando a scuola ci davano questo tema da svolgere.
 Ci fermiamo in una radura a guardare il paesaggio e Sandro sottopone  Roberto al test d’ingresso :Cos’è quel monte laggiù? Lui ingenuamente dice che è Monte Adone, ma Isa gli suggerisce e lui si corregge: E’ il Vigese! Speriamo che se lo ricordi.
Incontriamo una faina  sbranata e abbandonata sul sentiero. Sicuramente era imbranata, mi si passi l’ossimoro. Arriviamo al punto in cui il torrente Limentra di Treppio si getta nel lago, e ci addentriamo nel fiordo, che è bellissimo. Intanto le nuvole sono scomparse, per fortuna.
All’una ci fermiamo in un bel prato al sole per mangiare. Ci sediamo in terra  e Sandro guarda noi ragazze  e dice che la nostra vista gli fa nascere un ricordo elettrizzante  ma così nebuloso che non riesce a metterlo a fuoco. Ma dopo un po’ gli torna in mente a cosa servono le ragazze, e gli occhi cominciano a luccicargli.
 Isa non è ancora a posto col naso, quindi le consigliamo di andare in Val di Setta dove ci sono sette sette che assettano i setti. Dopo mangiato ci stendiamo a prendere il sole. Parliamo di misure di reggiseni, ricordando che sotto la quarta non è vero amore. Sandro, che nel frattempo si è denudato non solo per esibizionismo, ma anche perché fa caldo e si suda, stabiliamo che deve prendere una prima, coppa c.
Dopo un’oretta, un gruppetto stanco di stare al sole si avvia sulla strada del ritorno e mal gliene incoglierà perché, così senza guida, rischieranno di perdersi nel bosco, ed inoltre usciranno dal diario. Noi restiamo lì al sole. Alba chiede insistentemente che qualcuno le racconti una storia. Dopo che abbiamo cercato invano di zittirla con C’era una volta un re / seduto sul sofè / che disse alla sua serva / raccontami una favola … Patti racconta alcuni episodi di Pinocchio, drammatizzandoli e rendendoli così interessanti che noi siamo tutti lì a chiedere : E poi?
 Alle tre riprendiamo la strada del ritorno. Passiamo all’altra riva del torrente per completare l’anello attorno al lago. Ma un sentiero lungolago non esiste. Si scende, si arriva a una spiaggetta, poi si sale, poi si scende… una fatica. Mi fermo un attimo per prendere delle caramelle dallo zaino di Patti . Un minuto, e gli altri scompaiono. Chiamiamo, nessuno risponde. Saliamo alla strada asfaltata, nessuno. Telefoniamo e non c’è campo. Scendiamo di nuovo e finalmente li sentiamo che ci chiamano a gran voce e dopo un po’ li ritroviamo.
Arriviamo alle macchine  e il gruppetto secessionista  è al bar, sono appena arrivati. Crescentine, chinotti, birre, patatine, poi a casa, dove arriviamo poco dopo le sette.
 Il giorno dopo mi metterò a scrivere il diario e, sentendomi come se mi fosse passato sopra in tir, mi domanderò se non sia arrivato il momento di seguire il consiglio del figlio di Sandro F. e di andare a passeggiare ai Giardini Margherita.

 


 

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