Mercoledì
6 maggio ‘09
Percorso oggi andiamo a cazzo, ha detto Sandro, e ha mantenuto la
parola. Abbiamo
comunque girato nei dintorni di Zocca, descrivendo un cappio
Partecipanti Anna Po, Carla, Cate, Iso, Isa, Laura, Sandro. Patti non
c’è, è a Loiano a seguire
i lavori di ristrutturazione. O almeno così dice
Durata quattro ore e mezzo
Passi non pervenuti – dopo la volta scorsa ho eliminato il contapassi
Calorie non pervenute
Tempo le previsioni dicevano che ci sarebbe stato il sole, e in
effetti c’è, ma dietro
una cortina di grigio uniforme e non si vede
Alle nove
e un quarto alla Muffa poi via verso Zocca dove parcheggiamo e cominciamo la
passeggiata, che sarà in parte lungo il sentiero 522, parte su strada asfaltata.
Sono le dieci e mezzo e fa abbastanza caldo.Siccome ci piace farci del male,
parliamo di Berlusconi e del divorzio imminente che pare lui stia riuscendo a
volgere in suo favore come al solito. Incontriamo una coppia che ha già fatto la
passeggiata. La signora sta andando a casa a preparare da mangiare e noi
proviamo ad autoinvitarci, ma lei recalcitra. L’erba è di un verde furibondo e
le foglie nuove, appena sbocciate sugli alberi, fanno arabeschi teneri e
leggeri. Sullo sfondo, le montagne innevate, una bellezza. A un certo punto
vediamo un fiore di tarassaco che cerca di rientrare nel terreno, e scopriamo
che c’è in insetto che sta tentando invano di portarlo dentro la sua tana,
tirandolo per il gambo. Telefona Patti, e devo rassicurarlo che sì, gli alberi
sono più alti, le montagne più imponenti, i borghetti meglio ristrutturati,
dato che siamo nel Modenese. Passiamo Lame, Montalto e verso le dodici e mezzo
arriviamo a Montalto vecchio. Aiuto – dice Sandro – altre Desoline!. Ma no, il
cartello esplicativo parla di doline, e quindi si tranquillizza.
Il borghetto con la sua brava chiesa è molto bello, e sembra di essere fuori
dal tempo. Ci sediamo sui gradini dietro la chiesa e ci mettiamo a mangiare (
beh “ mangiare “ è un po’ eccessivo, meglio usare “ spilluzzicare “ e per
fortuna che Sandro ha portato una bottiglia di ottimo vino rosso e Isora il
caffè ancora bollente). Il paesaggio attorno è dolce, e trasuda serenità da
tutti i pori. C’è un gran silenzio, e di macchine ne passerà una sola, per tutto
il tempo che staremo lì. Isa va sull’altalena e torna raccontandoci che il
sedile era pieno di moscerini, che si sono alzati in volo quando lei si è
seduta, e poi l’hanno accompagnata mentre lei andava avanti e indietro, e si
sono posati di nuovo quando lei se ne è andata. Lasciamo la nostra oasi e
riprendiamo la passeggiata. Arriviamo a Casazza, un bel complesso settecentesco
ex convento, con un grazioso cortile interno completo di campana che serviva un
tempo per chiamare a raccolta i frati . Scambiamo quattro chiacchiere col lupo
solitario che abita lì – dice che si sguazza a star lì da soli – ma poi
tagliamo corto e ce ne andiamo, prima che ci dica “ troppe domande “, come la
signora di Chiapporato. Nel borghetto lì vicino un cartello raccomanda di andare
a passo d’uomo, e specifica “ anche le donne “. Alle porte di Zocca ci fermiamo
al caseificio a fare acquisti. Comperiamo tutti della ricotta che si dimostrerà
essere della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni. I fichi caramellati ci
attiravano molto, ma abbiamo dovuto lasciarli lì perché non abbiamo trovato
nessuno che ci concedesse un mutuo. A Zocca ci fermiamo al bar a prendere gelati
e caffè, poi via verso casa, dove arriviamo alle sei.
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