5 febbraio 2014 -
Ripoli
Casone - Bandiera - Serrucce - Santa
maddalena - Ripoli Santa Cristina - Casone
disl. 250 m
6 Km
IL DIARIO
DI
LAURA
Destinazione Ripoli
Partecipanti ( Alberto ), Cate, Dani,
Gabri !!!, Iso, Laura, Miriam, Patti, Pino, Sandro,Titti ……….
Durata due ore
Alle otto e mezzo alla Meridiana. Il tempo fa schifo, è
grigio e corrucciato, ma Sandro dice che non pioverà fino al tardo pomeriggio e
Sandro è un uomo d’onore. Partiamo con tre macchine perché c’è chi deve tornare
presto. A metà strada compare il sole. Grida di gioia. Sandro, che ultimamente è
sempre pessimista riguardo al tempo, dice “ Non illudetevi , non è detto che
rimanga “ . Ma no,io invece mi illudo perché almeno per un po’ sarò felice.
Arriviamo al Casone d’Oreglia e nell’ultino tratto, quello sterrato, il fango ci
si insinua fino nei più riposti anfratti della macchina. Entriamo in casa e
facciamo la seconda colazione, come al solito. Finito di mangiare usciamo per la
passeggiata. Alberto no, resterà a casa perché non c’è niente che gli dispiaccia
più di passeggiare – specialmente con dei “ maniaci “ come noi. Gli sembra
preferibile restarsene a curare il fuoco e a cucinare, e nessuno si sogna di
cercare di convincerlo a uscire, ci fa troppo comodo. Il tratto sterrato è un
acquitrino, e me la vedo brutta, c’è da temere che sia necessario gettarsi a
nuoto ( per fortuna Sandro e Pino approntano delle opere di canalizzazione di
alta ingegneria cosicchè al ritorno le cose andranno meglio perché le acque
saranno un po’ defluite ). Andiamo verso Ripoli, ma non per la solita strada. Ne
prendiamo un’altra in discesa che ci porta a Ripoli di mezzo – o di sotto, o di
qua, o di là, non so bene, è tutto un fiorire di Ripoli qui intorno. Il cielo si
è un po’ rannuvolato, ma non piove. Visitiamo la chiesa di Santa Maria Maddalena
che risale al tredicesimo secolo. Ha una struttura estremamente essenziale, che
ha resistito all’ingiuria del tempo fino a quando hanno costruito l’autostrada,
facendovi comparire delle crepe. Dopo due ore siamo di ritorno e veniamo accolti
da Alberto, che sta cuocendo la carne alla brace, e dall’ odore buonissimo delle
patate al forno. Ci sediamo a tavola e cominciamo a mangiare costoline,
salsiccia e patate. Alla fine i più fortunati, quelli che non studiano da
celiaci come me, si mangeranno le sfrappole e la crostata di ricotta di Miriam
che, mi dicono, sono ottime. Pino, che non si accontenta delle nostre
chiacchiere inconcludenti, esordisce chiedendo se c’è vita nell’universo. Patti
risponde “ Sì, un po’ il sabato sera “, ma Pino non si lascia scoraggiare .
Prosegue a parlare seriamente e dopo un po’ sentiamo nominare il calamaro
gigante. Miriam dice che è due anni che ne sente parlare ma non ha ancora
capito cosa sia. Neanch’io, quindi per farcelo spiegare ci rivolgiamo a Dani,
che però dice “ Non crederete che io stia ad ascoltarlo? “. Più tardi lo
chiederò a Patti, che riassume così: Per ora non abbiamo trovato nell’universo
nessun segno di vita, ma forse è perché non abbiamo cercato nella direzione
giusta. Perché non cercare sotto terra? Dentro i satelliti di Giove c’è
rinchiuso un mare d’acqua e si può ipotizzare che lì si siano sviluppate delle
forme di vita che non hanno bisogno della fotosintesi, per esempio il calamaro
gigante. E spingendosi con coraggiosa incoscienza nel campo delle ipotesi, Pino
arriva a dire che anche Dio potrebbe essere un calamaro. Mah… Alle due se ne va
Titti, che ha un impegno imprescindibile e , quando vanno via anche Alberto e
Cate per passare a prendere la Iolanda, ci alziamo tutti e ce ne andiamo. A
casa alle cinque.