4 giugno 2014 - Monte Venere
Bivio Trappola - raccordo Le Campagne - VD sent. 019 - Sasso Rosso - Le Croci - Monte Galletto.
Ritorno via strada  
ORE 4 -  11,5 Km - disl. 400 m

IL DIARIO DI LAURA

Percorso Monzuno - bivio per Trappola – bivio per Campagne – via degli Dei – Sasso rosso . Croci

Monte Galletto – Pale eoliche e ritorno

Partecipanti Anna Po, Dani, Iso, Laura, Lucia, Miriam, Patti, Sandro

Durata quattro ore e mezzo di tutto riposo

Alle otto e mezzo alla Meridiana. Partiamo, arriviamo a Monzuno e lo oltrepassiamo. Dopo il bivio per Trappola parcheggiamo e iniziamo la passeggiata.
  Sono le nove e mezzo e fa freschino, ma col progredire della giornata verrà caldo, anche troppo.
  Al bivio per Campagne prendiamo la via degli Dei, che ingloberà per un gran tratto la Flaminia militare. Il sentiero è facile, anche se ci sono dei su e giù. Il bosco è fresco e verdissimo .
 Patti cita dei versi di una poesia di Montale e Sandro dice che non hanno niente di speciale, potrebbe scriverne così anche lui. Bene, restiamo in attesa.
  A un certo punto compare un cartello con due palle che indica la Flaminia militare. Cosa vorranno dire? Che il sentiero è facile? No, dice Sandro, che ci vogliono due palle così per percorrerlo.
 Quando arriviamo al crinale, lo spettacolo delle due valli è dolce e bellissimo , con sopra una coperta in patchwork coi colori beige, ocra, marron e verde. Il vento alza l’aroma intenso delle ginestre e tutt’intorno è un’esplosione di fiori, con quelli gialli che predominano.
 Bello qui, dico io per punzecchiare Sandro, sarebbe perfetto se si vedesse anche il Vigese. In culo a soreta, risponde lui.
  Fa caldo, ma alzando gli occhi al cielo vediamo due masse di nuvole scure che non promettono niente di buono e che si muovono per congiungersi sopra di noi. Aiuto! Non ho neanche portato l’ombrello! Arriviamo alle pale eoliche in cima al monte Galletto, ammiriamo ancora il paesaggio poi torniamo indietro fino a una panchina rudimentale circondata da grandi sassi che possono servire da sgabelli, e ci fermiamo a mangiare. Intanto le nuvole nere si sono un po’ allontanate, creando un cerchio di sereno sopra di noi. Sandro dice che è stato lui ad allontanarle, alzando le braccia come un novello Mose’ – gli ci vuole un attimo per montarsi la testa. Mangiamo, chiacchieriamo, ci stendiamo al sole.
 Dopo un’ora prendiamo la strada del ritorno. L’effetto Mose’ si è ormai esaurito, tanto che cominciano a cadere rade gocce di pioggia. Affrettiamo il passo e apriamo gli ombrelli, mentre Sandro e Miriam corrono a prendere le macchine con cui ci raccoglieranno dopo poco, prima che la pioggia ci inzuppi.
 Ci fermiamo a Vado – che Sandro dice che si chiama così quando si va via, mentre quando si sta arrivando si chiama Vengo. Al bar ci prendiamo gelati, caffè e birre, poi tutti a casa.