Il percorso ricalca in parte il circuito per mtk N5 e si svolge su percorsi vari sia asfaltata che sterrata con tratti di sentiero un po' fangoso. Pranzo all'Agriturismo Campiano,
Mercoledì 30 aprile ’09
Percorso Verica – Castagneto – Campiano - Messena – Verica
Partecipanti Regina, Cate, Carla, Iso, Sandro, Laura, Patti
Durata quattro ore e tre quarti per coprire 10 km, abbiamo migliorato un po’ la media,
incalzati dal temporale che ci ha rincorso tutto il giorno
Lunghezza mi piacerebbe proprio saperlo. Il mio contapassi diceva km 8.5, mentre Regina, che
ci ha seguito fedelmente, di chilometri ne ha fatti dieci. E questo lo sopporto, ma il
fatto che lei ha consumato 500 calorie e io solo 250, quello no
Tempo bastardo; a Bologna c’era il sole, mentre a noi ci ha fatto vedere i sorci verdi
Alle nove e un quarto alla Muffa e poi partiamo per Verica. Ancora? direte voi. Sì, perché Carla ha dimenticato la giacca al bar, la settimana scorsa. Mentre arriviamo alla fondovalle, bellissimi prati gialli, di colza credo; ma poi praticamente nioente più fiori oggi, perfino la mitica muraglia di margherite alla periferia di Verica è scomparsa, il prato è stato falciato. Arrivati a Verica scendiamo dalla macchina e ci avvolge un profumo intenso e caldo di pane appena fatto. Dopo tutto un intrecciarsi di: che scarpe mi metto e che giacca prendo, cominciamo la passeggiata. Il cielo è plumbeo, non promette niente di buono. Appena fuori dal paese cerco di mettere a posto le ginocchiere, me non ci riesco e devo abbassare i pantaloni per farlo. Nessuno ci fa caso, sono passati i tempi che gli uomini mi stramazzavano ai piedi quando accennavo a spogliarmi! Dopo un po’ sembra che la situazione metereologica migliori. Pare che si stia aprendo, diciamo noi. Sì, le cataratte, dice Sandro, che ci terrorizzerà tutto il giorno con ‘sta storia del temporale che sta per abbattersi su di noi. E infatti comincia a piovere, quindi apri l’ombrello, e poi smette, e quindi chiudilo, e poi tira un vento che neanche la bora, e quindi mettiti addosso la giacca pesante, poi il vento cade e quindi si suda e bisogna svestirsi. E appena ti sei svestito si alza di nuovo il vento, e dopo un po’ la pioggia. Così tutto il giorno, ma noi siamo dei duri , non ci facciamo spaventare e procediamo impavidi verso Castagneto, che si staglia là in alto e sembra molto carino, ma quando ci arriveremo ci renderemo conto che non è niente di speciale. Il paesaggio è di un verde spropositato, turgido e rigoglioso e il sentiero è facile, ma a tratti molto fangoso. Patti viene colto da un accesso di campanilismo, per cui i monti sono più belli, i borghi più ordinati, l’erba più verde e le nuvole più minacciose, e noi lo lasciamo dire. Sandro ci fa sentire tutte le varie voci del navigatore, oltre a quella che lo chiama cucciolo e che lui preferisce, e c’è la versione in dialetto napoletano che è molto divertente. Poco dopo l’una arriviamo a Campiano, all’agriturismo dove abbiamo prenotato per il pranzo. Ci sediamo e cominciamo a bere un lambrusco di spumeggiante fragranza, in cui la secolare esperienza tradizionale si sposa con la ricercatezza del gusto moderno facendo rivivere antiche sensazioni – almeno così dice l’etichetta. E a parte la pomposità della presentazione, è veramente buono. Arrivano i tortellini, così piccoli che non si capisce come abbiano fatto a chiuderli, e buonissimi. Assieme ai tortellini arriva Mattia, cinque anni. E’ vestito con una felpa che ha una tasca davanti, dove si infila un cd e lui si mette a ripetere i tormentoni di Colorado Cafè, tipo “prendi una lametta, ti tagli le vene e poi muuooori” e ci fa molto divertire. Dopo i tortellini, ottimi tortelloni e poi tigelle col pesto modenese. Prima di riprendere la passeggiata, passiamo a salutare il cugino di Iso, che abita lì vicino. Tre ragazze intanto si sono avviate per una strada che sale verso la cima della collina e Sandro, con aria sorniona dice “ adesso andiamo da un’altra parte “, e si avvia a destra. Ah, penso di aver capito, lui si tiene pronte sempre due opzioni, e di volta in volta sceglie quella che serva a far ricordare alle pecore più indipendenti chi è il pastore. Arriviamo a Semese, grazioso borgo dove un’antica chiesa è stata restaurata per farne un’abitazione e Patti ci dice di averne conosciuto la proprietaria, e ci lascia credere chissà che.Quando arriviamo nel centro di Verica, veniamo avvolti ancora una volta dal profumo fragrante di pane, una bellissima esperienza olfattiva. Quando arriveremo a casa, alle sei, verremo a sapere che Bertolaso sta montando una tenda nel giardino della villa di Arcore, per quando tornerà a casa il nostro amato presidente del consiglio – da notare le minuscole – dopo l’esternazione di Veronica sul ciarpame senza vergogna nelle liste per le Europee.