Il diario di Laura
Destinazione Lago Santo
Partecipanti Anna Chiarini, Carla, Cate , Gio, Dani, Iso, Laura, Luisa, Patti, Sandro
Durata Dipende: tre ore ( Laura e Claudio ), tre e tre quarti ( Dani e Luisa ), quattro e mezzo ( gli altri )
Tempo Bellissimo al mattino, poi si è un po’ velato. Comunque al sole si sudava
Alle 8.30 ci troviamo alla Meridiana. Colazione e partenza alle nove, Sandro davanti, gli altri – fra cui io – nella macchina di Carla, dietro. Per un bel po’ lo talloniamo da vicino, non siamo mica Desoline. Ma poco prima di Savignano lui scompare, deve aver preso una deviazione a sinistra senza farsi vedere, complice un camion che ce lo nascondeva alla vista. Beh, andiamo avanti verso Vignola, poi diremo che abbiamo scelto questa strada perché è più breve. Di telefonargli neanche a parlarne, che poi si monta la testa e crede che non possiamo fare senza di lui.
Alla periferia di Vignola prendiamo a sinistra verso Marano ed ecco che ci telefona Iso – finalmente si sono accorti che non siamo più dietro di loro. Ci dà appuntamento al parcheggio del Lago Santo, ci aspetteranno lì. Ci aspetteranno? Non sia mai detto. Concordiamo di dividerci la spesa di un’eventuale multa, poi Carla si scatena, violando praticamente tutte le regole del codice della strada. Dopo un po’ ci accorgiamo che due o tre macchine davanti a noi c’è una multipla. Il colore è un po’ più chiaro, panna, però sopra Carla vede chiaramente che c’è Anna, e poi anche Sandro. Ci mettiamo a seguirla; questa segnala la svolta a sinistra e noi ci accodiamo. Ma quando siamo vicini, Patti nota che è una targa di Modena e quindi salutiamo con la mano Anna e Sandro e con una manovra spericolata Carla si rimette sulla destra. Passa un po’ di tempo ed ecco che vediamo un’altra multipla, e ci mettiamo a seguirla. Vabbè, è blu, ma Sandro è capace d’averle dato una mano di vernice diversa per depistarci. Ma anche quella purtroppo non è quella giusta. Ed ecco finalmente la multipla di Sandro! Ce ne stiamo un po’ in camuffa, per coglierli di sorpresa quando li sorpasseremo. Ma la strada è stretta, la linea continua e non ce la faremo. Poi loro ci vedono e , nascondendo la delusione di non poter arrivare primi, ci salutano con la mano.
Gli ultimi chilometri prima di arrivare al lago li
facciamo fra due ali di alberi d’oro e di rame, uno spettacolo strepitoso.
Parcheggiamo e facciamo la terza colazione della giornata. Arriviamo al lago e
lì ci aspettano tre bellissimi alberi di sorbo, con le bacche rosso sangue che
si stagliano contro l’azzurro tenue del cielo. E poi il lago, tutto uno sfumare
di toni di colore, tutto una trasparenza, con le macchie gialle dei faggi che si
riflettono nell’acqua. Uno splendore, e siamo arrivati appena in tempo, perché
il prossimo mercoledì probabilmente le foglie saranno tutte cadute.
Passiamo dal Rifugio Giovo a ordinare la
polenta per quando saremo di ritorno, poi partiamo in direzione del lago Baccio.
Sono le dodici meno un quarto. Tutto bene fino al lago, che quando arriviamo se
ne sta lì contro luce e non sembra gran che – ma al ritorno, nel pomeriggio
esibirà un’acqua di un azzurro squillante. Poi cominciamo a salire verso la
croce che si vede lassù, lontana lontana. Saliamo, e Sandro se ne sta dietro ;
gli chiedo dov’è che pensa che debba stare la guida e lui risponde che la
guardiana delle oche può stare dove vuole, sono le oche che devono andarle
dietro. Bene,siamo state promosse da desoline a oche.
Raccogliamo mirtilli, che però non sono gran che, un po’ rinsecchiti, un po’
insipidi.
Dopo un’ora e un quarto di salita chiediamo quanto
ci vuole ancora per arrivare, e Sandro risponde che siamo appena partiti. Io ho
il fiatone e le ginocchia malmesse, e Patti è indebolito dagli antibiotici, così
decidiamo di fermarci su un pianoro, riposarci e tornare indietro. Sandro non si
arrabbia neanche, tanto ha capito che a breve dovremo andare a camminare ai
Giardini Margherita. Io e Patti ci riposiamo un po’, poi cominciamo a scendere.
Perdiamo il sentiero una prima volta, risaliamo, tentiamo un’altra strada e ci
ritroviamo sull’orlo di un burrone, risaliamo e finalmente troviamo il sentiero
giusto. Ma col cavolo che lo diremo agli altri, che figura ci faremmo?
Ripassiamo dal lago Baccio, che nel frattempo si è fatto di un azzurro
bellissimo e quando arriviamo al lago Santo il sole è calato dietro al Monte
Giovo, e sembra sera. Ma sono solo le tre. Al rifugio mi bevo un chinotto e vi
assicuro che bersi un chinotto quando si ha sete e si è davanti a un grandioso
spettacolo naturale dà la stessa sensazione di uno spinello. Parlo per sentito
dire, naturalmernte. Patti si mette a dipingere, io esco a camminare lungo il
lago e alle quattro vedo arrivare Dani e Luisa che sono tornate indietro prima
degli altri.
Perché mai? Erano un po’ stanche e, arrivate ai piedi di a una gran salita,
avevano chiesto quanto c’era ancora da camminare. Siamo a metà strada, aveva
detto Sandro, e loro si erano scoraggiate. Dopo essersi riposate, avevano
ripreso il sentiero, l’avevano perso e ritrovato. Confesso che anche a noi era
successo lo stesso, ma che non vogliamo che si sappia e anche loro si associano
– ma quando gli altri torneranno e Sandro dirà che anche lui si era perso,
allora confesseremo. Dani e Luisa raccontano di aver incontrato una famiglia di
fagiani, e un tasso molto timido che si era nascosto immediatamente. Alle cinque
arrivano gli altri, stanchi ma felici. Non hanno molta fame perché arrivati alla
croce hanno mangiato abbondantemente, ma la signora ha già la polenta pronta e
quindi ci sediamo a mangiare.
Gio racconta che, arrivati davanti a una parete quasi a picco, Sandro era
andato a cercare il sentiero perduto e lei lo aveva seguito. Invece Cate aveva
cominciato ad arrampicarsi come una capretta, e le altre dietro. Quando Gio e
Sandro avevano ritrovato il sentiero, si erano trovati in alto, in cima alla
parete, e avevano visto le altre che ancora stavano arrampicandosi con le mani e
con i piedi, ma non demordevano. L’ultimo pezzo Sandro le aveva tirate su di
peso, e poi si era complimentato per la loro resistenza . Loro ai Giardini
Margherita verranno in un secondo momento.
Il vino rosso è buonissimo, e la polenta è fatta della materia di cui sono
fatti i sogni.
Facciamo profondi discorsi sociologici, parliamo di valori e disvalori e Sandro
rimane stupito dalla raffinatezza del nostro vocabolario, lui avrebbe detto
valori del cazzo, invece di disvalori. Anna, che fa parte di un gruppo di
lettura che si chiama Affinità lettive, ci informa di una manifestazione che si
terrà in piazza Nettuno il 7 novembre e si augura che le donne facciano
risentire la loro voce. Ordiniamo crostate, grappe, mirtillino, tutto buono.
Usciamo e fuori troviamo la luna che ci aspetta, diafana e magica. A casa alle
otto e mezzo. E’ stata una giornata bellissima. Abbiamo fatto cinque ore di
macchina fra andata e ritorno, ma ne valeva la pena.
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