PERCORSO QUASI TUTTO SU ASFALTO, CON SCORCIATOIA FANGOSA FRA SCHIGNANO E
COLLINA
TEMPO VARIABILE CON SOLE E QUALCHE GOCCIA
Destinazione Vaiano
Partecipanti Anna ch , Cate, Iso, Laura, Lucia, Patti, Sandro
Durata 4 ore / 4 ore e tre quarti
IL DIARIO DI LAURA
Caro diario, oggi non è successo niente di interessante, a
parte la notizia che una di noi sette si è sposata tre giorni fa, però è un
matrimonio segreto e non posso dire niente . A questo proposito Wittgestein ha
detto che di ciò di cui non si può parlare si deve tacere, e io mi adeguo.
Alle nove meno un quarto alla Meridiana. Il cielo è coperto e fa freddo.
Siamo in un gruppetto sparuto, falcidiato dalla malattia e dai nipotini. Per
fortuna che qualcuno ci raggiungerà a Vado! Partiamo, arriviamo a Vado e
facciamo appena in tempo a fare il biglietto, passando un bel po’ di tempo a
combattere corpo a corpo con una macchinetta riottosa, ed ecco che arriva il
treno portandoci Lucia e Anna Ch.
Passiamo tutto il tempo in treno parlando soprattutto di quello di cui
devo tacere. Usciamo dall’ultima galleria prima di Vado ed ecco il sole, che
felicità!!! Scendiamo e andiamo a fare colazione al solito bar, dove la signora
ci serve con il solito sguardo torvo. I krapfen sono finiti, così mi prendo una
ciambellina fritta che è stata impastata con la materia con cui sono fatti i
sogni.
Poi ci dirigiamo verso Schignano. C’è il sole, però il vento è freddo,
proprio oggi che ho dimenticato a casa la sciarpa. Per fortuna però prendiamo
una strada sottovento, e va molto meglio. Nel corso della giornata la
temperatura diventerà più mite, e il cielo si riempirà gradatamente di nuvole
finchè, verso le tre cadranno alcune gocce di pioggia, poche, giusto per non
smentire Sandro che aveva detto che sarebbe piovuto nel pomeriggio.
Appena fuori dal paese ci troviamo immersi nella natura, che celebra la
primavera con drappi di anemoni stellati gettati negligentemente sui prati,
mazzi di bottondoro, ciuffi di viole e di primule, manciate di margherite sotto
il lampeggiare dell’argento degli olivi ( dopo aver riletto questa descrizione,
mi sono detta che non vorrei proprio essere nei panni di quello che mi
sostituirà nella scrittura del diario, quando mi sarò finalmente rassegnata
ad andare a passeggiare nei Giardini Margherita ).
Le mimose sono ancora un po’indietro, ci toccherà di tornare per vederle
in tutto il loro splendore. Però, guarda! Sono fiorite le forsizie, dice
qualcuno e Patti, che è audioleso, capisce “formiche “ e si sorprende molto.
Proseguiamo su strada asfaltata, fra due ali di fiori primaverili, finchè
arriviamo al grazioso paese di Schignano, dove ci fermiamo su due panchine a
mangiare. Senza neanche prendere il caffè nel bar di fronte – e pensare che se
fossimo in un luogo lontano da Dio e dagli uomini ci verrebbe subito in mente .
“ E il caffè ?”, e perche Isora non l’ha portato?”, all’una e mezzo riprendiamo
a camminare, stavolta su strada sterrata a tratti molto infangata, finchè
arriviamo di nuovo sulla strada asfaltata. Che fare? Torniamo indietro per la
stessa strada? Non sia mai detto,anche oggi vogliamo fare un anello quindi
cominciamo a scendere verso La Briglia. La discesa è a tratti ripida, quindi io
procedo a zigzag, facendo un sacco di strada in più mentre le mie ginocchia
vanno progressivamente a fuoco. Incontriamo un albero di mimosa che è stato
tagliato e giace esanime sulla strada, quindi ne prendiamo i rametti più belli e
con quelli ci riempiamo gli zaini. A La Briglia io e Patti ci fermiamo:
prenderemo l’autobus, mentre gli altri proseguiranno a piedi. Aspettiamo
pochissimo e l’autobus arriva e riparte con cinque minuti di anticipo : dev’essere
una misura presa dalle autorità comunali per far sì che i cittadini rimangano
vispi e all’erta anche in età avanzata. Prima di salire, leggiamo il cartello
che raccomanda di fornirsi del biglietto prima di salire. Chi l’ha scritto deve
avere un bel senso dell’umorismo, perché la fermata è nel mezzo del nulla.
Quindi saliamo e viaggiamo gratis. A Vaiano ci fermiamo nel bar di stamattina ad
aspettare gli altri. Siccome non mi ricordo di che materia siano fatti i sogni,
mi prendo un’altra ciambellina fritta, mentre Patti dipinge un acquerello lampo.
Quando arrivano gli amici e ci dirigiamo verso la stazione, noto che le mie
gambe sono riluttanti a piegarsi e che il tronco mi si è completamente
calcificato. A casa alle cinque e mezzo.