Merc 25 marzo ‘09
Percorso Ponte Ronca – San Lorenzo in
Collina – Oliveto – Crespellano – Ponte Ronca
Partecipanti Alba, Cate, Carla, Isa, Iso, Gio, Laura, Anna, Sandro,
Regina
Durata 5 ore, più o meno
Tempo insperabilmente bello, nonostante Sandro ci avesse detto che sarebbe stato brutto : non ci si può più fidare di nessuno
Alle nove meno un quarto da Cate. Sandro ci sottopone
diverse opzioni, e noi lasciamo decidere a lui. Andiamo a Ponte Ronca, dove
parcheggiamo. Il gruppo si avvia alla ricerca di un bar e per strada io vedo un
orologiaio ed entro per cambiare il mio cinturino, che si sta decomponendo.
Scelgo in un attimo e, mentre lo montano, esco per vedere dove sono andati a
finire gli altri, ma nell’unico bar aperto non ci sono.
Ecco adesso non li troverò più, sono capaci di andarsene senza di me, li
conosco.
A meno che non notino la mia assenza quando si siederanno sul sedile posteriore
della macchina di Carla e si rendano conto che stanno più larghe. Torno
dall’orologiaio, gli strappo l’orologio di mano, pago e mi scapicollo verso le
macchine. Ah , eccoli là, per fortuna. Vado a comprare qualcosa per il picnic –
peccato, mi stavo già annodando il tovagliolo attorno al collo in previsione di
un pranzo luculliano al ristorante.
Risaliamo in macchina e ripartiamo, contravvenendo a diversi articoli del
Codice della strada, poi parcheggiamo di nuovo e ci avviamo lungo via Ghironda.
Sono le dieci meno dieci. E’ la strada che porta a Cà Ghironda, dove siamo già
stati una volta a vedere una mostra. Sfortunatamente nessuno di noi ricorda
alcunchè delle opere esposte, ma tutti parlano con occhi sognanti delle
indimenticabili ciliegie mature che avevamo rubato dagli alberi. Dopo un breve
tratto di strada incontriamo una bella scultura nera, evidente omaggio a Marino
Marini, e altre ne vedremo, ma non così belle.
Il soles folgora, l’aria inizialmente frizzante si scalda poco a poco,tanto che
dopo un po’ Anna rimane in maglietta di cotone con le maniche corte – noi no, ci
teniamo addosso la pile perché siamo normali. Incontriamo un pollaio dove tutte
le galline sono raggruppate vicine, mentre il gallo se ne sta un po’ in disparte
con aria assorta e Sandro dice che la scena gli fa venire in mente il nostro
gruppo – chissà perché.
Arriviamo alla Chiesa di San Lorenzo in Collina, in posizione sopraelevata, da
cui si gode un a bella vista del panorama circostante. Bello soprattutto mi pare
il tappeto di margherite sul prato di fronte alla facciasta, con sullo sfondo
le cime innevate.
Ci sediamo sulle panchine lì attorno, e ci facciamo la terza colazione, poi
riprendiamo il cammino. La natura si è messa il vestito della festa per
celebrare l’arrivo della primavera che d’intorno brilla nell’aria, e per li
campi esulta, sì ch’ a mirarla intenerisce il core. Ci sono tappeti di occhi
della Madonna e di nontiscordardimè bonsai ( accoglierei l’invito a non
dimenticarmi di loro, se solo riuscissi a vederli ), cuscini di viole di colore
regolamentare, ma anche bianche e azzurre ( come si chiameranno? ) batuffoli di
pruni in fiore che punteggiano tutte le colline, cascate di fiori ai bordi delle
strade e dei sentieri : una vera festa. Uno dei miei bastoni si è spannato, e
continua ad accorciarsi, così mi viene in mente che la mamma di Sandro dice
sempre che a lui le macchine non sanno dire di no, e quindi gli chiedo se riesce
a fissarmelo. Lui lo prende in mano, lo accarezza delicatamente qua e là con un
dito,poi lo avvita e lui si rimette a posto. Fuori dal cancello di una casa
incontriamo un cane dall’aria minacciosa, senza museruola. Ci fermiamo e,
siccome non abbiamo lo spray al peperoncino, distribuiamo i bastoni per
difenderci, poi Sandro ci fa passare una ad una mentre lui resta per ultimo, e
tutto va bene.
Ci imbattiamo in un cartello che annuncia che per 500 metri la parte sinistra
della strada appartiene al comune di Monte S. Pietro. Il gruppo si divide:
alcuni si muovono nel comune di Monet S. Pietro, altri a destra nel comune di
Crespellano e Sandro va avanti nel mezzo, un passo di qua, uno di là,
commentando lo spostamento:” Ora sono nel comune di Crespellano, ora
nell’altro”. Verso l’una e mezzo, quando siamo ormai vicino a Oliveto, ci
fermiamo in un prato a mangiare il nostro pasto frugale – e meno male che Gio ha
portato una bottiglia di ottimo vino rosso! Poi ci riposiamo , prendendo il sole
e facendo progetti per una prossima gita alle Cinque Terre.
Dopo un’oretta ci dirigiamo verso Oliveto, un grazioso borgo con la bella Casa
grande dell’ebreo e la torre campanaria che risale all’undicesimo secolo. Dopo
un piccolo anello, ci ritroviamo sulla strada che abbiamo fatto all’andata. Ci
fermiamo alla trattoria, che però risulta chiusa. Ma per fortuna il
proprietario si accorge di noi, e la signora ci apre il bar, per farci il caffè.
Usciamo e qualcuno chiede:” Ci siamo tutti?”. “ No, c’è l’Alba in bagno!”. “
Si, e magari il tramonto in tinello!”. Mentre aspettiamo lasciam venire alla
superficie il bambino che è in noi, e ci nascondiamo. Alba esce, non vede
nessuno in giro e si spaventa. Ci dirigiamo verso Crespellano e, come al
solito, Sandro sta dietro e noi davanti, allo sbando. Arrivati a un bivio,
prendiamo la direzione Crespellano, ma dopo poco sentiamo Sandro che ci
richiama, abbiamo preso la strada sbagliata. Torniamo indietro e io cerco di
spostare la freccia che indica Crespellano nella direzione che ha scelto Sandro,
ma è troppo in alto e non ci riesco. Mentre camminiamo, la voce flautata del
satellitare supplica il suo amore di tornare indietro appena possibile. “ Ma
torna indietro tu!” le dice lui. Iso fa notare che è inutile portarselo dietro
se poi non si sta a sentire quello che dice. Alle cinque meno dieci siamo alla
stazione di Crespellano. Una signora straniera che parla italiano un po’ meglio
di noi ci dice che il treno passerà fra venti minuti, così avremo tutto il tempo
di fare i biglietti. Gio lo fa per prima, ma la macchina s’inceppa, lei le dà un
calcio, la macchina si offende e non le darà il biglietto né restituirà i
soldi. Alba si rende conto che non ha più il portafoglio. Panico. Poi però Carla
telefona alla trattoria di Oliveto e lo rintraccia. Meno male. In attesa del
treno il gruppo se ne sta lì in piedi a chiacchierare e a ridere. Io mi siedo su
una panchina e solinga e in disparte il tutto miro, non mi cal d’allegria,
schivo gli spassi, perché sono disfatta dalla stanchezza. Arriva il treno ed è
in orario, anche se ci si aspetterebbe che Berlusconi facesse arrivare i treni
in anticipo. A casa alle sei.