1 Aprile 2009
Visita alla Mostra su Canova a Forlì


Il Diario di Laura

Merc  1 aprile ‘09

 Destinazione                Mostra di Canova ( Forlì )

Partecipanti                 Alba, Dani, Isa, Iso, Cate, Carla, Sandro, Patti, Tamara, Laura

Tempo                          bastardo, ha spiovigginato tutto il tempo, poi il sole si è fatto vedere mentre il  treno  arrivava a Bologna

 Anche oggi il tempo fa schifo, così abbiamo deciso di andare a vederela mostra di  Canova. Se non si mette al bello stabile, la nostra ignoranza correrà seri pericoli, con tutte queste mostre che ci tocca vedere. Arriviamo in stazione  e ci precipitiamo a fare il biglietto, ognuno in una fila diversa. Io sono sfiduciata, perché conosco la legge di Murphy e so che “ L’altra fila va più veloce “  è una verità universalmente riconosciuta. Ma no, arrivo a fare il biglietto per prima, non c’è più niente di cui ci si possa fidare.
Ci avviamo al binario.  Arriva Alba trafelata e le diciamo che il biglietto per lei non l’abbiamo fatto, c’è stato un disguido e adesso non c’è più tempo perché il treno sta per partire. Lei ci casca e si prepara a tornare a casa, e dobbiamo ricordarle che oggi è il primo aprile. Poi arriva Isa e ripetiamo la scena, ma lei è troppo furba e non ci casca. Prendiamo posto in treno e l’altoparlante ci avverte che il treno partirà con quaranta minuti di ritardo. Non ci caschiamo mica, diciamo noi. E invece no, non è un pesce d’aprile, cominciamo bene.  Durante il tragitto, mentre noi perdiamo tempo in chiacchiere, Sandro è tutto concentrato sul suo palmare. Regina gli chiede se la mostra è nella Pinacoteca, e lui risponde che è la Pinacoteca che è dentro la mostra. Siccome noi ci mettiamo a ridere, lui dice che siamo ignoranti. Sì, è vero,  e ci manteniamo tali per dargli modo di apparire più intelligente e colto. Arrivati a Forlì, apriamo gli ombrelli e ci avviamo verso la mostra. Ci fermiamo a visitare la Cattedrale romanica , che ha belle forme eleganti ed essenziali, poi al bar a fare l’ennesima  colazione perché  sono ormai le undici e mezzo e chissà quando usciremo dalla Pinacoteca.
 La mostra è bellissima – nonostante io sia venuta di malavoglia perché pensavo che Canova non mi piacesse, alla fine del percorso ne sarò perdutamente innamorata. L’allestimento è splendido : le luci sono soffuse e grandi specchi moltiplicano  l’eleganza raffinata dei marmi, soffici e morbidi come carne, leggeri e svolazzanti come veli. La guida di una delle classi che infestano il luogo, davanti alla Venere italica, fa notare che la statua è rosata – infatti venivano ricoperte da uno strato di cera – ma i piedi sono bianchi  perché, tocca oggi, tocca domani, con gli anni la cera è sparita. Perché proprio i piedi? Perché i più facilmente accessibili. ( Isa poi noterà che anche le natiche sono bianche, ahimè ). La guida spiega poi che Canova svolse le funzioni di Ministro dei Beni Culturali, predecessore di Bondi quindi, anche se non alla sua altezza.
 Intanto si sono fatte le due, e decidiamo di andare a mangiare. Anche questa volta ce ne andremo senza visitare la pinacoteca. Alba, che ha un’amica di Forlì, le telefona per farsi indicare un ristorante, e le viene consigliato il Ristorante Vittorino, dove io e quelli seduti al mio tavolo mangeremo bene, mentre gli altri no. C’era da immaginarlo, si sono fatti consigliare dal cameriere, che non gli sarà parso vero di liberarsi dei piatti che nessuno  voleva. Usciamo, e pioviggina. Che fare? Passa la proposta di tornare a casa e andare al cinema, quindi ci avviamo verso la stazione e prendiamo il treno. Ma arrivati a Bologna il gruppo si scioglie come neve al sole: che va a casa, chi va a tingersi i capelli, chi va all’ospedale. Alla fine al cinema ci andranno in quattro, a dormire perché il film era noioso.