19 novembre 2014 -
Castelvetro
Parcheggio Palona - Centro - cimitero -
via Cimitero - via Poggio - via Tiberia fino all'oratorio a/r - Levizzano - via
Carretano - via Medusia - Tratt. Bolognina
10 Km
ORE 3
disl. 200 m
IL DIARIO DI LAURA
Destinazione Castelvetro – dintorni – La Bolognina
Partecipanti Anna Po, Camilla, Cate, Dani, Gabriella, Iso, Laura, Lucia, Maurizia, Miriam, Patti, Pino, Sandro, Titti
Durata tre ore passate strascicando stancamente i piedi ( con lo stesso passo di quando andiamo a guardare le vetrine sotto al Pavaglione ) e fermandoci a chiacchierare animatamente o a raccogliere nontiscordardime
Alla Meridiana alle nove. Baci e abbracci. Mentre se ne stanno tutti lì a chiacchierare, vado in bagno e quando esco non c’è più nessuno. Cercano sempre di seminare qualcuno, ma io sono troppo furba e li ritrovo alle macchine un attimo prima che se ne vadano – nessuno si è accorto che non ci sono, neanche quello che per contratto dovrebbe occuparsi di me. Anzi, nessuno tranne Gabriella, che se non ci sono io, con chi si azzuffa? Partiamo per Vignola. Durante il viaggio parliamo della situazione politica, su cui voglio stendere un velo pietoso. Arrivati al parcheggio sotto il Castello, aspettiamo Cate e Sandro che sono andati dal dentista. Mentre li aspettiamo, guardiamo il Panaro, di un bel grigio limaccioso, che si vede che avrebbe una gran voglia di esondare. Quando arrivano andiamo verso Castelvetro. Una volta arrivati, ci cambiamo le scarpe e prendiamo i bastoncini ( Patti era meglio se li lasciava lì, perché subito dopo li perderà e non li troveremo mai più ).
Sandro va con Iso a portare la macchina nel cortile della trattoria Bolognina, poi ci raggiungeranno nella piazza di Castelvetro. Intanto noi saliamo verso la piazza ed entriamo nel paese, sempre molto carino e semideserto. Patti, che è stato sfollato qui con la famiglia, racconta di quando , durante i bombardamenti, le famiglie si rifugiavano nei sotterranei della chiesa e man mano che arrivava qualcun altro si abbatteva il muro di una camera funeraria, si mettevano da parte le ossa dei defunti, si spargeva della paglia e si dormiva lì. Racconta anche di quella volta che uno aveva avuto la bella idea di dipingere una croce rossa sul tetto della sua casa per risparmiarla dai bombardamenti e il giorno dopo tutti i tetti avevano la loro brava croce rossa. Alle dieci e mezzo Sandro e Iso arrivano e cominciamo la passeggiata, quasi tutta su strada asfaltata. E’ una bella giornata, e fa quasi caldo. Intorno la natura è in grande confusione: i pruni sono in fiore ed è pieno di nontiscordardime. Ma a ricordarci che è autunno, tanti alberi di cachi bellissimi coi loro frutti dorati. Gabri critica quelle che si comperano sempre delle scarpe nuove. Lei , quelle che ha addosso, ce le ha da trent’anni e vanno ancora benissimo. Non l’avesse mai detto, prima la scarpa destra si sente autorizzata ad andare in pensione e lascia cadere un bel pezzo di suola e anche la scarpa sinistra, che non vuole essere da meno, fa lo stesso, così lei dovrà finire la passeggiata con passi molto guardinghi e nell’ultimo tratto Sandro passerà a prenderla in macchina. Mentre camminiamo parliamo ancora di politica, e anche qui stendo un velo pietoso. Le vigne quest’anno non sono un gran che: i gialli sono quasi inesistenti e il rosso non c’è. Che sia una metafora? Concludiamo che non ci sono più le vigne di una volta. Solo un piccolo campo esibisce i colori smaglianti degli altri anni, evidentemente qui si è mantenuto il micro clima adatto, chissà perché. Facciamo una deviazione per l’oratorio di S. MICHELE, bello nella sua semplicità elegante. L’ultimo tratto lo facciamo finalmente di buon passo, ma arriviamo lo stesso in ritardo al ristorante. Chiediamo il menu turistico e ci offrono primo, crescentine, vino e dolce per 15 euro, ma noi decidiamo che non possiamo farcela e scegliamo di mangiare solo le crescentine, per cui ci fanno pagare 13 euro. La prossima volta prenderemo solo il primo e il dolce, naturalmente per due euro. Quando arrivano in tavola le tigelle – molto buone – si accende come al solito la discussione su cosa siano le tigelle, cosa le crescentine, cosa lo gnocco fritto. Ma la discussione è un po’ stanca, ormai abbiamo perso la fiducia nella possibilità di metterci d’accordo. Al momento del brindisi ci troviamo in difficoltà: da che del nostro “ Che l’amore trionfi “ si è appropriato Berlusconi, non sappiamo più cosa dire. Finito di mangiare, vorremmo andare a comprare del vino nell’azienda dove siamo andati l’anno scorso, ma nessuno si ricorda come si chiami, né dove sia. Andiamo quindi verso Bologna ed ecco che a un tratto ce la troviamo fortunosamente davanti. Comperiamo vino e poi torniamo verso Bologna. Ed è subito sera. A casa alle cinque.