IL DIARIO DI ISORA
Partecipanti: Sandro Caterina Titti Isora Antonio.
Ritrovo alla Meridiana alle 8,30 di Sandro, Titti e Isora, partiamo e
raccogliamo Caterina sotto casa ,poi a Sasso Marconi sotto la rupe recuperiamo
Antonio. Arriviamo a Madonna dell'Acero e appena scendiamo dall'auto apprezziamo
l'arietta fresca e frizzante. Partenza per il sentiero 331 verso le cascate del
Dardagna: incontriamo boscaioli che stanno facendo legna e pulendo il
bosco..bravi, bel lavoro!
Incontriamo delle orchidee Anacamptis Pyramidalis, ci inoltriamo nella faggeta
dove incontriamo diversi faggi secolari e tanti faggi molto più giovani; il
sottobosco è pieno di fiorellini colorati. Stiamo camminando da 20 minuti e ad
un tratto si vede Antonio partire a razzo faccia avanti e atterrare battendo
un ginocchio e una mano e, a razzo come era caduto si rialza e dice di non
essersi fatto nulla. Si cammina bene, ogni tanto c'è un po di aria così si
arriva al Dardagna e alla prima cascata, apprezziamo il fresco che sale dal
ruscello, sostiamo a contemplare lo spettacolo dell'acqua che scende attraverso
i massi, dietro gli alti fusti dei faggi. Continuiamo a camminare a fianco del
ruscello contemplando le cascate prima dal basso poi dall'alto e comunque è
sempre un piacevolissimo spettacolo che la natura ci riserva. Durante una sosta
a una cascata Caterina si mette a fare streching su un sasso per allungare la
schiena ma perde l'equilibrio, travolge il mio zaino ai piedi del masso e plana
su un masso a monte e più veloce della luce è in piedi dicendo di non essere
caduta. Titti dice "non c'è due senza tre ora Isora tocca a noi", Caterina
conferma che lei non è caduta. Alla fine delle cascate lungo il sentiero che
porta al Cavone incontriamo 5 persone che scendono e si vede che non sono dei
gran camminatori e chiedono se le cascate sono lontane, noi diciamo che non sono
lontane però è bello vederle tutte fino in fondo. Arriviamo al lago del Cavone
alle 13 e decidiamo di mangiare, ci sediamo a un tavolone tra gli alberi e ci
infiliamo la camicia perché l'aria e frizzante. Antonio riceve una telefonata e
sentiamo che sta elencando i ns. nomi non ricordando Titti che gli suggeriamo, e
non vuole crederci pensando che sia un soprannome,:disquisizioni su Titti
Concettina e Mosca tra Caterina e Sandro. Alle 13,45 decidiamo di salire ancora
fino al Vallone della Nuda, partiamo andando a sinistra e come al solito ci
siamo sbagliati, ritroviamo il sentiero verso destra che sale abbastanza
costeggiando un ruscello che scende con diverse cascate e Caterina le chiama
cascate del Dardagnino, a fianco del ruscello ci sono una quantità industriale
di non ti scordar di me, di calta palustris di colore giallo splendido e tanti
altri piccoli fiorellini . Arrivati al vallone si presenta a ns. occhi una scena
spettacolare: tre canaloni ghiacciati con ancora neve, il ruscello che scorre
con le rive piene di colore azzurro e giallo intenso, le pareti delle montagne
di un verde smeraldo, e dulcis in fondo troviamo anche il fior di stecco(Dafne
mezereum), Caterina capisce fior di sterco e non si spiega perchè questo nome.
Titti non era mai venuta a fare questa camminata, e pensava di fermarsi al lago
e non salire otre per paura di non farcela, ora è felicissima di avere scelto di
fare un po di fatica in più, quello che ha visto è unico e ne è valso la pena.
Incontriamo altri fiori tipo viole gialle narcisi bianchi crochi violetta e
tanti altri di cui non sappiamo il nome. Ci sdraiamo a fianco della neve a
prendere un po' di sole; alle 14,45 decidiamo di rientrare e fare una sosta al
rifugio per una fetta di torta ai mirtilli, un succo di mirtillo o una birra.
Scegliamo di rientrare a Madonna dell'Acero dal sentiero e non dalla strada
asfaltata, facciamo il sentiero che scende per direttissima e all'imbocco del
sentiero rincontriamo i camminatori del mattino, chiediamo se hanno fatto tutte
le cascate ma ci dicono di no: pensiamo non siano grandi camminatori però
apprezziamo la loro voglia di muoversi. Arriviamo a Madonna dell'Acero ci
fermiamo a guardare lo spettacolo delle montagne davanti e dopo una sosta di 10
minuti riprendiamo la strada verso Bologna, non troviamo traffico e sorpresa
neppure all'entrata di Casalecchio troviamo la fila, a casa alle 18,30 felici di
quello che i ns. occhi hanno visto e con al ns. attivo una giornata di
temperatura mite, visto che a Bologna ci sono ancora 34 gradi.