17 settembre 2014 -
Tresana
Pennola - strada per monte Cavallo,
sent. 107 - sent. 147 - Tresana - strada per Pennola
ORE 3.30
disl 350 m
8 Km
PARTECIPANTI : 1.SANDRO 2. LUCIA 3. CAMILLA 4.ANNA CH
5.ANNA P 6.LAURA 7.PATTY
TEMPO DISCRETO CON COPERTURA NEL POMERIGGIO
PERCORSO SU FORESTALE E STERRATO - DA BIVIO PIELLA A TRESANA SENTIERO A TRATTI
SCONNESSO
IL DIARIO
DI
LAURA
Mercoledì 17 settembre 2014
Destinazione Porretta –
Castelluccio - Pennola e ritorno
Partecipanti Anna Ch, Anna Po,
Camilla, Laura, Lucia, Patti, Sandro
Durata Quattro ore e un quarto
( NdR:in realtà sono 3.30) – niente male, per essere la prima passeggiata dopo
l’estate
Iso mi ha regalato un diario
molto carino con poesie e riflessioni sul ‘ camminare ‘, che vi proporrò una per
volta.
Cominciamo dalla ‘ Benedizione al viaggiatore ‘, che viene dalla tradizione
irlandese.
Possa la strada salire fino a
te per incontrarti,
Che il vento possa essere
sempre alle tue spalle, ( questo non è un problema per noi, ci pensa Sandro a
progettare il percorso )
che il sole possa splendere
caldo sul tuo viso, ( idem )
che la pioggia cada dolcemente
( questo sarebbe meglio di no )
su ogni campo attraversato,
e possa Dio proteggerci,
siamo sul palmo della Sua mano,
fino a quando, di nuovo,
ci rincontreremo.
Alle otto e tre quarti alla
Meridiana. Mancano tre cardini del gruppo, ma siamo lo stesso in sette. Alcuni
di noi non si vedono dall’inizio dell’estate, quindi grandi baci e abbracci.
Anna Ch ci racconta di un trekking da Monte Sole a Barbiana, molto bello ma
faticoso ( non la invidio per niente ). Camilla invece è andata da Londra a
Parigi in bicicletta ( voglio andarci anch’io!!! ) . Ci dice che è stata
un’esperienza bellissima anche se pioveva sempre e le si bagnavano perfino le
mutande. Nonostante questo lei si è ammalata solo con l’aria condizionata
dell’albergo di Parigi. Partiamo. Durante il tragitto Anna Ch ci racconta del
Festival della letteratura di Mantova, e le brillano gli occhi dalla felicità,
ad avvalorare la tesi dell’ Utilità dell’inutile ( cioè della cultura, titolo di
uno degli interventi del festival ). Passiamo Porretta, Castelluccio e arriviamo
a Pennola dove parcheggiamo e cominciamo la passeggiata. Sono le dieci e mezzo.
Prendiamo la forestale che per un bel po’ si inoltra in una bella abetaia, in
cui gli alberi smilzi ed eleganti si slanciano fino a toccare il cielo e il sole
penetra a fatica a disegnare macchie tenui sul terreno. Poi l’abetaia cede il
passo al bosco, con tutta la sua varietà di alberi e arbusti. E funghi, tanti
funghi, che raccoglieremmo se solo fossimo sicuri che non sono velenosi. Il
percorso è facile, meno male dato che siamo fuori allenamento. Verso l’una
raggiungiamo la vetta e ci si para davanti un paesaggio di incontaminata
bellezza, con monti di un verde vellutato ( l’ho detto!! ) che se ne stanno lì
da millenni senza che l’uomo sia riuscito a deturparli. E lì in fondo alla valle
c’è Monteacuto Vallese, nome che per i più non significa niente, ma per Patti è
indimenticabile. Infatti fu la meta della prima camminata che lui fece con noi –
noi avevamo cominciato molto prima. In quella occasione, dopo sei ore di duro
cammino, Sandro gli chiese se se la sentisse di continuare e lui, che è affetto
da immotivata presunzione sulle proprie capacità, disse che sì, se la sentiva e
quindi proseguimmo. Solo che dopo un po’gli venne una crisi ipoglicemica, e non
riusciva più a camminare, e dovemmo trascinarlo fino al paese dove, ed era già
buio, suonammo a una porta per farci dare dello zucchero. Dopo avere rievocato
il battesimo del fuoco di Patti, ci sediamo a fare il picnic – e nessuno che
stenda in terra una tovaglia ricamata come faceva Isa. Dopo un’oretta
riprendiamo il cammino. Arriviamo a Tresana, un piccolo agglomerato di case,
tutte avvolte da siepi sontuose di ortensie multicolori di una bellezza
assoluta. Il borgo fu fondato attorno al 1530. Le case furono costruite secondo
i dettami di un’edilizia montanara semplice e povera ma elegante. Sono state
tutte restaurate in modo splendido, e sono cariche di fascino e di storia.
Appartengono attualmente a famiglie imparentate fra loro che passano qui
soltanto l’estate, come ci dice l’unico essere umano nei paraggi, un signore che
è lì a lavorare e col quale ci mettiamo a chiacchierare. Ci informa che
quest’anno sono stati fatti tre lanci di mosche antagoniste della vespa
orientale che sta minando i castagni. Si spera di bloccare così il processo di
deterioramento, ma dice che non sarà mai possibile debellarla del tutto. Ahimè,
che mi piace tanto il castagnaccio. Ci spiega come ottenere ortensie splendide
come queste ( concimandole con foglie di castagno lasciate a macerare ) , ci
invita a visitare l’altarino che è stato allestito nell’immenso tronco cavo di
un castagno secolare lì vicino, poi ci lascia perché è arrivato in trattore uno
che ci presenta come ‘quello che dà da mangiare ai cinghiali’ ( ma non sarebbe
meglio sterminarli, loro e le loro zecche? ). Per un bel pezzo ci aggiriamo
incantati per il borgo, poi facciamo ritorno alle macchine. Il bar dove ci
fermavamo le altre volte che siamo venuti qui è chiuso, si ha la sgradevole
impressione che l’Appennino si stia spopolando. Arrivati a Porretta, ci fermiamo
a una gelateria dove mangiamo un ottimo gelato, poi ce ne torniamo a casa.