IL DIARIO DI LAURA
Mercoledì 16 gennaio 2013
Destinazione S. Luca – E’ cucina
Partecipanti Anna Po ,Camilla, Iso. Laura, Patti, Sandro e con la partecipazione straordinaria di Dani
e Pino
Durata due ore e tre quarti
Nevica, quindi alle nove e mezzo da Billi, dove io e Patti ci prendiamo un crapfen tutto gocciolante di crema, per smaltire preventivamente le calorie che consumeremo nella salita. Il traffico è una marmellata, come direbbero gli inglesi. Io e Patti abbiamo incontrato un incidente appena fuori casa e Camilla ha dovuto venire a piedi da Porta Saragozza perché il suo autobus è rimasto bloccato da un altro che si era messo di traverso nella strada. Partiamo. Nevica.Vediamo se mi viene in mente una poesia sulla neve. Dunque: Cade la neve lenta lenta lenta / Odo una zana… No questa non va bene. Vediamo quella di Guido Cavalcanti, che Patti dice che è il verso più leggero e musicale della letteratura italiana: E bianca neve cade senza vento.. ma qui ci sono dei mulinelli, non va bene quindi adesso me la devo descxrivere da sola. La neve cade delicata e leggera, anche sotto il portico in certi punti, ricoprendo i rami degli alberi che sono tutti una trina, di una bellezza commovente. Saliamo, e non ci stanchiamo di guardare gli alberi, bellissimi. Arrivati in cima, scendiamo nello spiazzo antistante la chiesa, dove la neve è ancora incontaminata e un cagnolino corre a perdifiato tutto felice di questa cosa nuova bianca e soffice. Rientriamo sotto il portico e Iso e Sandro ci dicono che loro vanno avanti perché vogliono camminare più in fretta. Ci diamo appuntamento al Bar Billy, ma nell’ultimo tratto ce li vediamo venire incontro.”Avete visto quattro coglioni scendere?” chiede Sandro.” No – rispondo io – solo due sboroni”. Decidiamo di andare a mangiare a E’ cucina. Telefoniamo a Dani per dirle di raggiungerci e le diamo appuntamento in via Nosadella. La incontriamo poi proseguiamo verso via Marconi e, siccome Iso vuole andare da Orsi a comprare un paio di scarponi, io e Patti ci fermiamo a prendere due belle abat-jour ,poi la raggiungiamo e ormai che siamo lì anche io e Patti ci compriamo un paio di scarpe – a testa, non c’è bisogno di dirlo. Usciamo, salutiamo Camilla che torna a casa perché non si sente bene, e dopo qualche metro Patti si accorge che non ha più l’ombrello. Torna al negozio, ma non è lì e quindi va a quello delle lampade. Niente. Intanto noi andiamo al ristorante. Non abbiamo prenotato, pensando che è molto grande, e invece in poco tempo si riempirà tutto e quando usciamo c’è una fila di gente che aspetta. Ci sediamo e subito ci portano l’antipasto assieme a del buon pane caldo. Arriva Patti senza l’ombrello. “ Mi dispiace, era nuovo ed era bello”, si lamenta. “Sono sempre i migliori che se ne vanno”, dice Sandro. Arriva Pino e ordiniamo – tutti il menu da dieci euro. Brindiamo alla neve e a come possa essere sconfitta da un pugno di ardimentosi. Pino ci racconta che sta facendo esperimenti per creare energia dalla differenza di salinità dell’acqua, usando acqua di mare e acqua dolce. Sta cercando di spostare il suo gruppo di studio a Bologna – che c’è un bel mare, interloquisce Dani. Poi ci racconta della grande avventura del primo esperimento di fissione dell’atomo e io lo guardo con occhi sbarrati, increduli e frastornati. Sandro mi dice con aria di compatimento. “ Lo sanno anche i bambini dell’asilo “. “Allora portatemi un bambino dell’asilo, che io non ci capisco niente”, dico io. Arrivano i primi. Ci sono piatti di spaghetti con pancetta e pomodoro fresco, così abbondanti che Sandro ne lascerà un po’ nel piatto. Mi sta diventando anoressico. Anche Pino dice che lui non è abituato a quelle quantità, e io lo prego di andare a dirlo nel tavolo di fronte, che forse gli credono. Io ed altri abbiamo preso invece una zuppa di zucca e verza, buona. Intanto beviamo vino, più del calice compreso nel prezzo e io assumo l’aria sempre più dolce, e l’aculeo della mia coda di scorpione si smussa. Dani raccontaun simpatico anneddoto. Qualche giorno fa c’era da cambiare una lampadina e lei l’aveva lasciata sul tavolo aspettando che Pino la cambiasse. Siccome lui non lo faceva, lo ha fatto lei, poi lo ha rimproverato:” Potevo rompermi il femore! “. Poi gli ha detto che c’erano altre due lampadine da sostituire. “ Non abbiamo abbastanza femori” , ha replicato lui. Dopo il dolce e il caffè paghiamo e ce ne andiamo felici. Ci siamo proprio divertiti. A casa alle due e mezzo.
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