15 Aprile 2009
Zocchetta- sent.426/a - Bosco delle Tane - Calizzano - sent.428 - Serra - Cantone - Zocca - sent. 426 Zocchetta vecchia - Zocchetta
Ore 3.15  
 10 Km  disl tot 400 m

Percorso quasi interamente su sentieri Cai  con alcuni tratti di strada asfaltata trafficata - Variante 426/c non segnata sulle cartine, porta alle Tane( sconsigliato con terreno bagnato)

Filmato Google del percorso (per visualizzare il video occurre quicktime oppure  Videolan player scaricabile cliccando qui sotto
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Il Diario di Laura

Mercoledì 16 aprile ‘09

 

Destinazione           Zocchetta – Zocca

Partecipanti             Cate, Carla, Sandro, Isa, Iso, Danila, Giovanna, Laura, Patti, Regina e

                                Patrizia, detta Patti – ci ha fatto molto piacere rivederla, però mi ha creato dei

                                problemi perché quando chiamavo “ Patti!” o venivano tutti e due oppure

                                nessuno, se pensavano che stessi chiamando quell’altro

Durata                     cinque ore ( per fare 11 chilometri, non vorrei che Sandro avesse ragione a

                                dire che siamo degli handicappati )

Tempo                     per tutto il tempo siamo stati inseguiti da un nuvolone nero, che però non è

                                è riuscito ad acchiapparci. Comunque il caldo era da piena estate.

 

Oggi ritrovarci è stato molto macchinoso: Patti è andato a fare una terapia, poi è passato a prendermi in via Montebello dove avevo portato ad esaminare una cosa che non dico, e poi, via  per trovare parte del gruppo che si è dato appuntamento sotto casa nostra. Di qui alla Muffa – Cate si è temporaneamente trasferita a Lavino – dove ci troviamo tutti alle nove e mezzo. C’è anche Patrizia, che bellezza! Dopo averla salutata, le chiedo di interrogare i miei molti alunni, ma la cosa risulta impossibile perché tutti si allontanano in modo furtivo. Ci avviamo verso Zocchetta. A un certo punto Sandro si ferma, e tutti quelli della sua macchina scendono. Noi dell’altra macchina, la periferia dell’impero, prendiamo gli zaini e ce li carichiamo sulle spalle. Ma no, falso allarme, è solo una sosta per ammirare i calanchi, che sono davvero molto belli. Cate, Carla e Sandro  prendono,  per arrivare a un punto panoramico, un sentierino che non mi sento di assicurarvi che domani sia ancora lì, tanto è stretto e a strapiombo da entrambi i lati. Io e Claudio stiamo un po’ lì a titubare, poi ci avviamo, ma è troppo tardi, perché gli altri stanno tornando indietro e in due sul sentiero non ci si passa, quindi facciamo dietro-front. Meno male, già mi erano venute le vertigini preventive  Arrivati a Zocchetta parcheggiamo e cominciamo la passeggiata. Sono le dieci. Un cartello stradale annuncia che Zocca si trova a tre chilometri di distanza, ma noi staremo ben attenti ad evitarla, e la raggiungeremo solo a pomeriggio inoltrato. Ci dirigiamo verso le Grotte del Gatto Mammone, rotolando giù per un sentiero orribilmente scosceso, che  non abbiamo neanche più l’età… Arriviamo alle grotte, una bella roccia imponente appoggiata sull’arenaria, che le piogge hanno scavato. Le osserviamo con interesse, chissà che di questi tempi non ci tornino utili… Usciti dal bosco il percorso si fa più agevole e si snoda fra prati e colline tempestati di alberi in fiore, soprattutto ciliegi, che qui sono più belli, naturali e sontuosi che a Vignola. Alle dodici e mezzo ci fermiamo per mangiare sullo spiazzo antistante una vecchia casa forse abbandonata . Un cartello appeso a un albero avverte che le macchine parcheggiate lì verranno rimosse col carro attrezzi. Si, e dovranno portarlo coll’elicottero, dato che lo stradellino sterrato che porta qui è troppo stretto. Finito di pranzare, Patti si mette sotto un albero a dipingere un acquerello per Patti ( chi è chi? ), Iso si stende a prendere il sole e Isa passa in giro a offrire dolcetti, esortandoci a finirli perché non vuole riportarseli a casa, dopo tutto il tempo che ci ha messo per farli. Sarà, ma perché quando le abbiamo chiesto la ricetta è stata così evasiva? Dopo aver cantato in coro Vola colomba, che sta diventando un must, ci incamminiamo stando ben attenti ad evitare Zocca – che a questo punto dista due chilometri. Arrivati alla chiesa di S. Giuseppe – o S. Filippo Neri ,  a seconda dei punti di vista – non ci par vero di fermarci a sedere su delle panchine ad ascoltare un anziano signore del luogo. Porta splendidamente i suoi 88 anni, ed è lucidissimo. Ci dice che tutto quello che è stato raccontato della guerra in questa zona è falso, che sul quel monte lì che ci indica ci si poteva stare tranquilli sullo sdraglio. Ci dice che dopo l’8 settembre, quando tutti i graduati erano scappati, lui era partito dai Balcani a piedi – Cammina e spara, commenta Sandro – con la popolazione che gli dava da mangiare gettandogli  patate lesse dalla finestra per non farsi sorprendere dai tedeschi.  Aiutato da persone di buon cuore aveva attraversato  il Mincio – che tuttora non sa dov’è – e il  Po e, facendo 40 chilometri a piedi al giorno, dopo diciotto  giorni era arrivato a casa e sua madre non lo voleva far entrare perché non lo aveva riconosciuto. Salutiamo e andiamo verso la bella villa lì vicino, che si chiama Cavola ma si pronuncia Cavla, proprio come il nome della Carla quando lo dice Sandro. Prima di entrare a Zocca, ci fermiamo a chiacchierare col fabbro, che ci fa vedere i suoi lavori e, ci dice, adesso lavora solo per la Chiesa perché vuole guadagnarsi il regno dei cieli. In paese ci beviamo un  caffè, poi  prendiamo la strada per Zocchetta. Incontriamo un boschetto di ciliegi bellissimi e ci entriamo, e camminiamo fra gli alberi, in un’atmosfera profumata e  magica. Sulla strada troviamo poi un’altra piccola meraviglia, un cucciolo di cui mi innamoro subito perdutamente, un barboncino toy di cui non potrò più fare a meno. Sembra un peluche, ed è incredibilmente allegro e affettuoso. Per convincere Patti, gli dico che voglio regalarglielo, ma lui dice che no, preferisce una motocicletta. Durante il viaggio di ritorno, insegno ai miei allievi Rio Bravo in inglese, soffermandomi sulle parole che più possono tornare utili nella conversazione, come ad esempio  “ whippoorwill “ che, come tutti sanno, significa“ uccello succiacapre”. A casa alle cinque e mezzo.