IL DIARIO DI LAURA
Destinazione Castelluccio
Partecipanti Carla, Cate, Dani, Iso, Laura, Miriam, Patti, Rita, Sandro 1, Sandro 2, Titti, Umberto
Durata Sandro dice 2 ore e mezzo + 1 ora. Io, suffragata dalle mie ginocchia che si sono molto
risentite, dico 4 ore + 1
Oggi è domenica. Siccome ho lasciato passare troppo tempo dal giorno della passeggiata e gli appunti sono quasi illeggibili, vi avverto che mi toccherà di inventare. Alle otto e mezzo alla Meridiana. Patti è felice perché oggi fa il suo rientro nel consorzio umano, dopo aver passato un mese chiuso in casa a dipingere per la mostra. Siamo in dodici. Incredibile, di solito questo numero lo raggiungiamo solo quando andiamo a mangiare al ristorante ! E poi oggi ci sono quattro galli nel pollaio : chissà che arruffìo di penne, che rizzarsi di creste, quanti chicchiricchì! Partiamo per Castelluccio. Il tempo promette bene – ma poi non manterrà la promessa e il cielo resterà per quasi tutto il tempo un po’ triste e velato, anche se non pioverà. Arriviamo a Castelluccio, lo oltrepassiamo e parcheggiamo nel bosco a un’ora di strada dal paese, così i più assatanati potranno camminare anche nel pomeriggio. Alle nove e mezzo cominciamo la passeggiata. Dopo una bella salita arriviamo a Tresana – posto che ricordiamo per le sue belle ortensie ( che però adesso sono state potate). Entriamo in un bel bosco, dove gli alberi alti e slanciati – beati loro – si protendono verso il cielo. Il sentiero è coperto da uno spesso strato di foglie dove io affondo fino alle caviglie – Cate invece fino al ginocchio. Camminiamo e sotto i nostri piedi le foglie frusciano e gemono, e il vento del nord le trascina nella notte fredda dell’oblìo – no, forse sto esagerando con le metafore, ma volevo citare ‘Les feuilles mortes’. La vista a tratti si apre e appare un bel paesaggio macchiato di giallo e di rosso. Sandro è tutto concentrato a cercare la strada sulla sua cartina: sono sicura che riuscirà sempre a trovare quella più lunga e disagevole. In un momento in cui non sta studiando la carta, ci comunica che lui non andrà più a cercare nessuno, se ci perdiamo. Non ci possiamo credere: si è mai visto un cane da pastore che non va a cercare la pecorella smarrita? Cammina cammina, il sentiero sbuca in una strada di terra battuta e alle due e un quarto ci fermiamo per mangiare. Alcuni restano in piedi , altri si siedono su un muretto sconnesso e spoglio: è in momenti come questo che più rimpiangiamo Isa, che stendeva in terra le sue tovaglie ricamate per fare il picnic. Mangiamo pane, mortadella, salame e altri cibi tutti esclusivamente ricchi di colesterolo, e il vino novello che ha portato Sandro ci consola della stanchezza . Arrivati a Castelluccio, continuiamo a consolarci con caffè e patatine. Poi i guidatori, più due che Alberto non esiterebbe a definire ‘maniaci’ vanno a riprendere le macchine. Rimaniamo in sette. Dani legge, gli altri si siedono davanti alla grande vetrata che dà su un bellissimo paesaggio. Giochiamo a burraco , mentre il cagnolino Biagio cerca in tutti i modi di stabilire un rapporto affettuoso con noi – e soprattutto con Carla – ma viene respinto sdegnosamente. Dopo un’ora ritornano i nostri amici e prendiamo la strada del ritorno. Patti, Iso ed io saliamo sulla macchina di Umberto dove, quasi subito, si accende una discussione molto accalorata sulla (in)affidabilità di Renzi. Patti e Umberto – che nel frattempo sta guidando mettendo la nostra vita a repentaglio - vengono quasi alle mani. Prego Umberto di calmarsi e di non urlare, e lui si difende dicendo che anche Patti sta urlando. Questa scusa non l’accetto, perché ‘Patti urlante’ è chiaramente un ossimoro. La discussione continua in modo concitato e incattivito fino a casa. Io e Iso stiamo zitte , mentre ci viene il mal di testa, e capiamo finalmente perché la sinistra non vincerà mai.
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