10 - 24 NOVEMBRE 2010
Castelvetro-Crossodromo(valle del Guerro)-strada asfaltata per Ospitaletto - Rivara - Ospitaletto - San Gaetano - Rodiano
Pranzo da Leonelli
Denzano - Crossodromo    14 Km disl. 350 m  ORE 4

IL DIARIO DI LAURA

Mercoledì 24 novembre ‘10
Destinazione               Ospitaletto – Rodiano
Partecipanti                 Alba, Anna Ch, Cate, Dani, Isora, Laura, Luisa, Patti, Rita,Sandro
Durata                           5 ore
Tempo                          fangoso

 Tiriamo su le tapparelle e vediamo che Il cielo è grigio e triste, e piove, quindi ci prepariamo per uscire in passeggiata perché sappiamo che questo è un test per decidere chi è degno del Cammina e mangia e chi no. Arriva Dani a prendere Patti e me, e propone di andare da qualche parte in macchina e poi rintanarci in un ristorante. Perché no? Alle nove meno un quarto da Cate. Siamo in dieci e due macchine bastano quindi propongo di andarcene via in fretta prima che arrivino altri due e dobbiamo prendere un’altra macchina. Decidiamo di prendere quella di Dani e mentre Iso parcheggia la sua, per puro caso noto Sandro che ci sfreccia via salutandoci – nessuno si è accorto che hanno un posto vuoto perché Cate sta tenendo una conferenza molto appassionata sul film che ha visto ieri . Quindi dico a Dani di accostare e aspettare. Arriva Iso correndo tutta trafelata e la prendiamo su. C’è mancato un pelo che rimanesse lì sola e abbandonata. Alla Muffa, quando riverserò badilate di sarcasmo su quelli della macchina di Sandro chiedendo fra l’altro se qualcun altro vuole aggiungersi a noi, quelli cascano dalle nuvole e ci manca poco che dimostrino che è colpa nostra. Ci dirigiamo verso Castelvetro, ripassando le battute che Corrado Guzzanti ha letto lunedì da Saviano. Decidiamo che le più geniali sono quella che il Papa, dopo aver visto che il Trota è sceso in politica, ha detto che il preservativo in certi casi si può usare; e quella che la camorra si è lamentata perché la scorta impedisce loro il contraddittorio con Saviano. Oltrepassiamo Vignola e non piove più. Una nebbiolina molto leggera avvolge le cose, e il paesaggio non manca di una sua umida bellezza. A un certo punto Sandro comincia a fareun certo numero di inversioni di marcia, e noi dietro. Il fatto è che è confuso, perché stando ai cartelli, tutte le strade portano a Castelvetro. A un certo punto, arrivato in mezzo al nulla, si ferma: è proprio lì che voleva arrivare. Scendiamo, parcheggiamo e cominciamo una passeggiata di tutto riposo su strada asfaltata. Sono le dieci e mezzo. Dopo un po’ incontriamo sulla destra la Via Rivara, che porta a un borghetto di quattro o cinque  case, quasi tutte diroccate. Ma ce n’è una che è stata restaurata, ed è bellissima. Su uno dei muri è stato  composto un grande fiore che funge da meridiana e che nel centro ha piantato un aggeggio di ferro che – dice Iso – un tempo serviva per affilare le falci. La notizia cade nell’incredulità generale, perche è messo troppo in alto, ma quello che sembra essere l’unico abitante del paese, ce lo conferma. Iso ha sempre ragione. Il signore in questione ci dice che il proprietario della casa è il rappresentante della Nike in Italia , che la casa risale alla fine del Cinquecento e che è segnalata da Italia Nostra. La torre massiccia era una colombaia, e sul tetto s’innalzano eleganti camini. Lì accanto c’è una casa che sembra avere una gran voglia di crollare e in quella che doveva essere la stalla è parcheggiato un bel carretto antico, azzurro. Salutiamo e proseguiamo. Il tempo intanto si è fatto più bello. Arriviamo alle Salse di Ospitaletto – niente di speciale per chi ha visto quelle di Nirano, praticamente solo delle bolle liquide che fremono leggermente raso terra. Per vederle bisogna fare pochi metri in salita, ma Alba non vuole venire perché dice che il metano lei ce l’ha già in casa. Attorno ci sono dei bei calanchi, che ricordo dai tempi in cui io e Patti venivamo qui in bici da Modena. Bei tempi. Alla periferia di Ospitaletto, senza entrare in paese, voltiamo  a sinistra per Rodiano. Cammina cammina, all’una Cate dice, indicando una casa,  che è quasi certissima che sia la trattoria dove dobbiamo andare. Ma non lo è, e ci tocca camminare ancora per mezz’ora. Arriviamo, ci sediamo e ordiniamo dei bis di minestre e poi, siccome non ci sembra abbastanza, li cambiamo in tris – tutti ottimi. E poi somarini, conigli e polli, che arrivano assieme a crescentine e tigelle. Poi un tris di dolci, il tutto per 20 euro a testa. Dopo aver pagato io e Alba andiamo alla toilette, ben conscie del fatto che potremmo essere abbandonate senza pietà. E infatti quando usciamo  non si vede nessuno a destra, nessuno a sinistra. Telefono a Patti, ma dopo due squilli il telefono viene staccato. Telefono a Sandro, lo stesso. Cominciamo a scendere a valle ed ecco che da dietro la casa escono ridendo i nostri amici, in preda a una crisi di regressione nell’infanzia, Andiamo verso Denzano. Per strada tutti, tranne gli ipovedenti, vedono dei caprioli che corrono a nascondersi nella macchia. E Sandro ci fa notare che in lontananza si vedono i Sassi di Rocca Malatina. A Denzano giriamo attorno alla chiesa, che ha una bell’abside antica, poi via di corsa perché si sta facendo tardi e il sole sta calando. Prendiamo un sentiero che, dice la guida, ci porterà a valle in dieci minuti, e invece ci metteremo più di un’ora, perché ci sono 200 metri di dislivello. Il sentiero a tratti è un ruscello, a tratti una striscia di fango che scende morbidamente a valle. Mi aggrappo alla scarsa vegetazione, mi punto coi bastoncini ma non c’è niente da fare, cado tre volte e tutte e tre sul mio ginocchio più dolente. Fortunatamente non mi farò molto male, perché il fango mi accoglie cedevole a avvolgente – come dimostrano i miei pantaloni e la giacca. E intanto cade la sera, anche lei, e arriviamo alle macchine che non ci si vede quasi più. Sarebbero bastati dieci minuti di ritardo…. Ero molto preoccupato, dice Sandro. Che abbia capito che volevamo picchiarlo? Arrivati a casa scendiamo dalla macchina e  ci sentiamo tutti dolenti: evidentemente alcuni muscoli che se  ne erano sempre stati lì a girarsi i pollici guardando gli altri lavorare, trovandosi costretti a darsi da fare per gestire la camminata nel fango, si erano messi in moto e si erano stracciati