34. Firenze: gli iris!
In treno via Prato - Stazione - Santa Trinita - Santo Spirito- Cappella Brancacci ( Masaccio)
Pranzo alla Trattoria Bordino
Costa S.Giorgio - Via Belvedere - P.le Michelangelo
Giardino degli Iris
Ritorno chi in bus chi via P.zza Signoria-Duomo
ORE indefinite8,5 Km  - disl. 200 m

la danza degli IRIS

diario di Senofonte

Destinazione                           Firenze : Mostra degli iris

1) Partecipanti  normali        Anna Ch, Cate, Dani, Carla, Angela , Camilla, Lucia, Luisa, Patti, Sandro, Iso,Anna Po

2) Partecipanti diversamente ambulanti  :Gio, Giulio, Isa, Laura

Durata      gruppo 1) : 1 ora e mezzo                 gruppo 2):  45 minuti

Alle nove meno un quarto da Cate. Con due macchine raggiungiamo la stazione di Vado. Tutti abbiamo già il biglietto, tranne Anna P che va a farlo. “ Vado Firenze e ritorno”, dice. “ Faccia pure “ dice l’edicolante, equivocando.
Sul treno troviamo tutto il resto della compagnia che viene  dalla stazione centrale di Bologna o da S. Ruffillo. Baci e abbracci. Come se non ci fossimo visti ieri. Ci dicono che quando sono saliti sul treno c’era una puzza tremenda e hanno dovuto aprire tutti i finestrini: doveva essere una carrozza di sinistra.
  E’ una giornata bellissima e fa molto caldo. Io ho una maglia pesante , due allacciate in cintura e sudo vistosamente. Bisognerebbe fare un corso accelerato sulle stagioni, dice Isa. Dopo un po’,  Cate e Isa si mettono a chiacchierare con una ragazza spagnola che è qui per ragioni di studio, mentre Iso e Patti parlano fitto fitto con un signore inglese. Mi allontano per non farli sentire a disagio, ma ho la sgradevole sensazione che queste conversazioni  non abbiano  favorito il difficile processo di comprensione fra i popoli.
  A Prato arriviamo con un leggero ritardo, ma fortunatamente riusciamo a prendere la coincidenza.
  A Firenze ci fermiamo a fare colazione nel bar di fronte alla stazione, stiamo un bel po’ lì a chiacchierare come se non avessimo assolutamente niente da fare, poi ci avviamo senza fretta verso il centro.
 Arriviamo alla chiesa di S. Trinita, una delle più belle chiese gotiche fiorentine, eretta nella seconda metà del Trecento.L’interno è nobile e severo, a tre navate su pilastri con archi acuti e crociere. Custodisce varie opere d’arte, a sentire la guida, ma noi non faremo a tempo a controllare se è vero, perché sono le dodici meno cinque e il sacrestano ci invita perentoriamente a uscire. Però facciamo in tempo a gettare una lunga occhiata alla bellissima pala del Ghirlandaio a destra  dell’altar maggiore ( o a sinistra, dipende da come vi mettete davanti all’altare ).
   Arriviamo a S. Maria del Carmine e visitiamo la  Cappella Brancacci, affrescata da Masolino e Masaccio e completata da Filippino Lippi. Una bellezza assoluta. Mentre sto guardando la Cacciata dal Paradiso, vengo colta da una strana sensazione e mi sembra di svenire. Oddio, vuoi vedere che la brioche che ho mangiato al bar era andata a male? Ah, no, per fortuna, è solo la sindrome di Stendhal.
 Usciamo e ci dirigiamo verso  Bordino, dove arriviamo  che sono quasi le due. Anche se non avevamo prenotato ci trovano posto ugualmente, non tutti assieme pero’. Io e Iso ci eravamo riproposte di  contrattare sul prezzo ma, quando vediamo che ci sono due menu, uno a dieci e uno a sette euro, ci manca il coraggio. Mangiamo pappa al pomodoro, spiedini, asparagi, tutto buono. Brindiamo all’anniversario di matrimonio di me e Patti, mangiamo poi usciamo lanciando occhiate lascive al carrello dei  dolci bellissimi, a cui però siamo riusciti a resistere. Sandro dice che la fermata dell’autobus che porta a Piazzale Michelangelo è circa lontana quanto la strada per arrivarci camminando, e quindi  ci avviamo tutti a piedi, anche noi disabili.  La strada però non è il massimo : prima si sale, poi si scende, poi si sale.
 Ci fermiamo sotto un grande albero per commemorare il nostro matrimonio e gli amici cantano. Si inizia con un lui che dice che la prima cosa bella  / che ha avuto dalla vita / son le sue ( di lei ) tette sode sempre più. Poi continua: Insieme a te sto sempre più / l’amor mio sei solo tu /guardo qua e là / ma il confronto non ci sta. Lei risponde, sull’aria di “ Vecchio scarpone “ precisando in modo arcigno: Son io la musa che va bene per te / Non ti azzardare a sfarfalleggiare. Ma poi si intenerisce: C’è una dolce espressione nei suoi occhi / mi sta dicendo che m’ama sempre più / mi sta dicendo che io sono la sola / che lo può sopportar per tanti anni ancor.
  Finita la commemorazione,  scendiamo per una stradina fiancheggiata da muri a secco che adesso non ho voglia di descrivervi - andate a vedere i quadri di Ottone Rosai - poi cominciamo a salire una scalinata ed ecco all’improvviso, fra le cime degli alberi, appare uno scorcio bellissimo della città che si crogiola al sole. Arrivati in cima alla scalinata, prendiamo un gelato poi andiamo a visitare il giardino degli iris, un trionfo di colori e sfumature, nessuno dei quali assomiglia neanche lontanamente a quelli naturali. La mostra è iniziata solo dieci giorni fa, ma fa molto caldo e il sole è spietato, così alcuni degli iris hanno ormai raggiunto una consistenza cartacea, ma per la maggior parte sono ancora bellissimi .  Io e Isa scendiamo un po’giù per il declivio, poi ci accasciamo su una panchina a chiacchierare e studiare tutto lo svariare di colori, i petali variamente frastagliati e il profumo delicato che si sprigiona attorno. Sullo sfondo  c’è un recinto di papaveri  gialli e a sinistra un grande cespuglio di rose  selvatiche di una bellezza struggente. Davanti a noi una ragazza americana giovane, bionda e morbidamente opulenta è seduta in mezzo agli iris e li dipinge ad acquerello. Gli  amici continuano a scendere e racconteranno poi di un laghetto con ninfee, circondato dall’ombra degli ulivi e dal gracidare delle rane: un’atmosfera molto poetica.
 E però poi un bambinetto di non più di cinque anni  cade nel laghetto, e tutti  gli astanti giu’ a ridere. Subito ripescato – e sembrava di essere a “ Scherzi a parte “ - è restato lì a guardarsi con gli occhi sgranati  i pantaloncini tutti grondanti d’acqua e a meravigliarsi della malvagità degli esseri umani. Dopo l’incidente  Anna e Carla sono rimaste lì ancora un po’ nel  caso qualcun altro cadesse nell’acqua, ma niente.
   Per il ritorno ci disperdiamo in rivoli: c’è chi prende l’autobus per andare in stazione, chi va a Rifredi a prendere un intercity, chi scende a piedi . Io prendo l’autobus, naturalmente. Sopra l’atmosfera è rovente, ma davanti a me è seduta una signora con una giacca trapunta. La vedo ciondolare sempre più verso il finestrino, e poi accasciarsi, senza che nessuno intervenga a dirle di togliersi la giacca, sempre per via della malvagità umana.
 Alle sei e quaranta il grosso del gruppo prende il treno. L’arrivo a Bologna è previsto per le otto e venti e Patti alle otto e mezzo deve essere a Pianoro per una riunione della sua associazione così, mentre noi scenderemo a Vado per riprendere la macchina, lui proseguirà in treno. Ma come, direte voi, ti lascia sola proprio la sera del vostro anniversario?  Sì, perché non ha imparato niente dalla disavventura di Vito e quando vede che mi sto togliendo una scarpa per lanciargliela, prima si sorprende un po’, poi mi chiede di togliere almeno il plantare. Prima di  scendere cerchiamo di organizzare una festa per i compleanni della prossima settimana, ma Sandro recalcitra un po’ e Isa dice che vuole essere festeggiata in contumacia . A casa alle otto e mezzo. 
                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                             

 

si parte dalla stazione!

santa maria novella

non c'è che l'imbarazzo della scelta!

negozio tartufoso..e caro!

palazzo strozzi

via tornabuoni

l'arno da ponte santa trinita

bella illuminazione!

santo spirito - chiuso il mercoledì

piazza santo spirito

la pace è sbiadita!

chistro del carmine

cappella brancacci

l'inizio di tutti i guai!

antico prezioso locale

palazzo pitti

eccoci da bordino

iniziamo la costa san giorgio

forte belvedere ancora chiuso

arcetri

san miniato

le antiche mura

la discesa inutile

la risalita verso piazzale michelangelo

serie di cartoline

la lontana fiesole

michelangelo

desolina

ecco il giardino degli iris

l'ingresso

serie di aquilege

lunga serie di iris

il laghetto delle ninfee

ninfea

iris acquatico

riposo

altra serie di iris

cominciamo a scendere

via san niccolò

palazzo vecchio imbandierato per il presidente

loggia della signoria o dei lanzi

orsanmichele

beh..cos'è?

arrivo a santa maria novella