29 maggio - Sasso di Sant'Andrea
Montombraro - sent. 422/1- Fontanini - Montecorone - Sasso di Sant'Andrea - Ca' di Toti - Tizzano - Lamizze - Montombraro  ORE 4.30  disl. 350 m  9 Km

IL DIARIO DI LAURA

Destinazione               Sasso di S.Andrea

Partecipanti                Alessandra,Anna Ch, Anna Po, Antonio, Cate, Iso, Laura, Patti, Rita, Sandro, Titti

Durata                          tre ore e mezzo

Alle nove meno un quarto alla Meridiana, tutti col nostro bravo ombrello perché Sandro dice che probabilmente pioverà. C’è anche Alessandra. Aiuto! Se lo avessi saputo, mi sarei portata i moon boots, perché sicuramente oggi nevicherà. Ci siamo portati dietro anche da mangiare, perché – dice il blog - faremo il picnic. Su istigazione di Alessandra , mandiamo  tutti gli uomini nella macchina di Sandro, così possiamo restare solo noi ragazze a parlare di temi tipicamente femminili come letteratura, politica, cucina e quali metodi adottare per salvare il mondo.  Una bella fortuna, perché sapremo poi che invece nell’altra macchina parleranno tutto il tempo di malattie e problemi della prostata. Passiamo Ponte Rivabella, poi , via Montemaggiore , Castelletto di Serravalle, ai calanchi di Ciano.
 Il paesaggio è di un verde furibondo e dolci sono le colline, tutte rigate da quelle che sembrano strisce di coca verde ( sì, mi rendo conto, è una metafora ardita , ma mica posso ripetere che le vigne sembrano pettinature rasta ). Arriviamo a Montombraro, ci fermiamo a comprare pane ( ottimo ), poi cominciamo la passeggiata prendendo per via Lamizze. C’è il vento, ma l’aria non è fredda. L’azzurro del cielo è interrotto solo da qualche nuvola bianca e leggera, ma Sandro non vuole ammettere di aver sbagliato le previsioni e si intestardisce a dire che metereologicamente la giornata è perturbata. Siamo nel modenese e Patti , in preda ad attacchi ripetuti di campanilismo , ci stressa facendoci notare che il verde è più intenso, le montagne più alte, i borghi più curati… Uffa. Ci manca solo che dica che gli alberi sono più arborei e l’aria più aerea. Parliamo della situazione economica e politica attuale ed emerge una certa triste propensione a dargliela su, ma Patti ricorda che il compagno Lenin, rivolgendosi a Rosa Luxemburg, disse che bisogna restare sempre sulla breccia. Sì, ma noi non siamo la Luxemburg e vorrei vederlo Lenin ad affrontare la palude maleodorante dei giorni nostri. Ci addentriamo in un boschetto, tutto pieno di maggiociondoli che si stanno preparando a tramutarsi in giugnociondoli. Incontriamo il nucleo dei Fontanini, che è tra quelli di maggior interesse storico e architettonico della zona. A una prima casa torre è collegata una serie di fabbricati. Al centro della corte, una costruzione che presenta finestre in arenaria di notevole pregio artistico che risalgono al Cinquecento. L’alta torre cinquecentesca che sovrasta il  nucleo presenta un doppio ordine di apertura di colombaia e un soffittino raffinato. Le finestre della torre, ora tamponate, danno tutte sull’antica strada medievale. Proseguiamo e a  un tratto ci compare davanti Montecorone, molto scenografico, appollaiato sulla cima di una collina, che coi suoi colori delicati risalta  sul verde del paesaggio .Quando lo raggiungiamo , decidiamo di visitarlo prima di mangiare perché è solo mezzogiorno. Saliamo per le stradine che portano in cima alla collina, da cui belle viste su un paesaggio dolce e vasto. Montecorone si trova all’interno del parco dei Sassi di Roccamalatina. Il nome del paese, di cui si hanno notizie fin dal 1254, deriva forse dal fatto che si trova in mezzo a una corona di monti. Il borgo medievale è di notevole bellezza, con edifici in pietra decorati da portali in arenaria e finestre ad arco a sesto acuto. In cima al paese c’è la chiesa seicentesca  di S.Giustina, che non visitiamo perché è chiusa. Peccato perché la guida dice che l’interno è notevole. Una cosa interessante poi è che un inventario del 1574 attesta la presenza di un ospedale per soccorrere infermi e poveri. Ridiscendiamo verso l’area attrezzata per il picnic ma poco prima di arrivarci, com’è come non è, otto di noi si infilano nell’osteria a mangiare crescentine. Crescentine? Ci siamo dimenticati che nel modenese è così che chiamano le tigelle? Comunque appena capiamo che le crescentine sono tigelle , ci adattiamo molto velocemente  alla nuova prospettiva e ordiniamo grandi quantità di pesto e nutella, oltre all’affettato. Entra Isora, che era rimasta fuori a mangiarsi il suo panino, e si accende una discussione animata fra lei e Antonio e dai cordoni sul collo di lei si capisce che è piuttosto alterata. Qual è la ragione del contendere? La politica? I diritti civili? La pace nel mondo? No, chi abbia inventato le tigelle-crescentine. La signora porta in tavola l’oggetto del contendere, e sono molto buone. Il vino è discreto e il conto onestissimo: nove euro a testa. Oggi la signora non ci poteva fare i borlenghi, perché richiedono molto tempo. Comincerà a farli in ottobre, e Sandro ci promette che ci riporterà qui quando sarà il momento. Finito di mangiare ci avviamo verso il Sasso di S.Andrea, una scarpata strapiombante di oltre 20 metri di altezza, costituita da grosse bancate di arenarie ( sabbie ) della stessa natura di quelle dei Sassi di Roccamalatina, formatesi nel bacino di un antico mare circa 25 milioni di anni fa. La parte in alto, più cementata, è sporgente rispetto la parte basale incavata. Alla base della scarpata, una frattura ha facilitato l’erosione da parte del corso d’acqua, il Fosso Livia. L’ambiente rupestre offre riparo a diverse specie di falchi e rapaci notturni e in alcuni mesi dell’anno non è consentito salire sul Sasso per evitare di disturbare la nidificazione. Arriviamo senza fatica in cima al Sasso, spazzato dal vento e circondato da un bellissimo paesaggio. Ci spalmiamo creme solari e ci stendiamo a prendere il sole e a dormicchiare. Patti si mette a individuare le varie sfumature di verde, e ne conta 14 – niente a confronto con l’Irlanda che ne vanta 42, ma siamo sulla buona strada, se il maltempo continua ad assisterci. La pace di questo luogo bucolico – in basso si vede anche un gregge di pecore – viene squarciata da un’orda urlante di bambini delle elementari, guidati da un insegnante che urla più di loro. Per fortuna quest’ultimo esaurisce presto le informazioni da dargli  e se li riporta via. Prendiamo la strada del ritorno. Al primo incrocio, invece che a destra da dove siamo venuti, prendiamo a sinistra. “Questa strada si ricongiunge con quella da cui siamo partiti? “, chiede qualcuno. “ Può darsi” risponde la nostra guida. Sono queste le incertezze che rendono Sandro così umano, e noi così preoccupati. Il sentiero ci porta in basso ai piedi del sasso, che precipita a valle molto scosceso. All’incrocio ci fermiamo a parlare con la vecchia signora che incontriamo qui tutte le volte che passiamo .  Ma una casa, ce l’avrà? Oltrepassiamo una villa con una serie di vasi esterni sovrapposti che contengono piantine di vario tipo. Da uno spuntano dei bei fragoloni rossi . Come mai non li hanno ancora rubati? “Sicuramente sono collegati al sistema d’allarme”, dice Anna C. Dopo il borghetto prendiamo a destra. La strada sale e dopo un po’ sulla destra – meraviglia delle meraviglie – vediamo il Cimone e il Cusna ancora innevati. Verso le quattro siamo di nuovo a Montombraro, ubriachi di sole, di vento e di luce. Ci beviamo birra e gazosa e poi via verso casa.

 

I calanchi di Ciano

Distese di Sulla

il centro di Montombraro

fioriture di salvia e margheritoni

i Fontanini di Sopra

I fontanini di sotto

il Sasso di Sant'Andrea

i Fontanini da lontano

Montecorone

Tigelle...pardon!.. crescentine all'osteria di Montecorone

ripartiamo verso il Sasso di Sant'Andrea

viola tricolor

fioritura di robinie

e maggiociondoli

il borgo di Tizzano

eccoci di nuovo a Montombraro